Coronavirus: è contra legem l’emigrazione al contrario, da Nord a Sud, di questi tempi. Si cerca di fuggire in tutti i modi per paura o senso di solitudine, ma il desiderio di cercarsi un rifugio sicuro risponde evidentemente ad un naturale bisogno di sicurezza e protezione. C’è chi punta il dito contro e chi prova a capire perché succede. Rientriamo nella seconda delle due categorie, per questo ne abbiamo voluto parlare a Tutto in Famiglia, su Radio Cusano Campus, con Leonardo Palmisano, docente di Sociologia Urbana, al Politecnico di Bari, e con Maria Tinto, psicoterapeuta e autrice del libro I bambini non nascono cattivi

Bufale e impazzimento diffuso

L’etnologo barese, durante la trasmissione, ha detto: “Assisto a scene allucinanti. Le persone vanno tranquillamente in giro, mano nella mano, non rispettando le distanze di sicurezza, affollando i bar e questo atteggiamento va oltre il buon senso. Quello che è accaduto l’altra sera con l’assalto ai treni è la stessa cosa, siamo sulla stessa lunghezza immorale, colpa delle bufale che stanno circolando: il virus morirebbe per calore, al Sud non essendo arrivato in forma così virulenta non arriverà. Ci troviamo in un clima di impazzimento generalizzato, chi si comporta in questo modo è soltanto un pazzo scriteriato.”

La paura, emozione primaria paralizzante

Coronavirus: il rischio debacle economica è alle porte, contagiarsi aumenta rischi e problemi. L’obbligo di stare a casa è un’imposizione difficile da contenere, soprattutto “se alla base c’è la paura: emozione primaria che ci governa. La paura ci blocca e ci paralizza e condiziona la nostra esistenza, per questo è importante governarla. E’ un momento straordinario dalle enormi dimensioni – ha sottolineato Maria Tinto – sembra quasi uno scherzo del destino. Il virtuale favorisce la comunicazione tra le persone: non possiamo toccarci, non possiamo abbracciarci, possiamo soltanto dirci cose a distanza.”

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