La cultura non si ferma. Le tesi di laurea si potranno discutere online finché l’emergenza Coronavirus richiederà la sospensione delle attività didattiche in tutte le Università
Coronavirus: le Università d’Italia non si fermano!
È il messaggio di speranza che gli Atenei italiani vogliono lanciare in questo particolare periodo di crisi come sostiene il Presidente della CRUI:
«dobbiamo gestire l’emergenza ma anche ridurre l’impatto che questa situazione avrà sul Paese tra qualche mese. Quindi, quando sarà finita, i ragazzi dovranno essere laureati e i progetti di ricerca e gli esami conclusi».
Un’attenzione dovuta a tutti gli studenti che hanno il diritto di non fermarsi e di non rallentare il proprio percorso di studi. La tecnologia, in generale, e la formazione a distanza, in particolare, in questi giorni hanno dimostrato di essere al quanto importanti per non fermarsi completamente di fronte all’emergenza sanitaria dettata dal coronavirus.
E così, Alessio Mariano Cavaliere è uno dei primi laureati in streaming all’Università Niccolò Cusano. Ha discusso la sua tesi specialistica in videoconferenza, argomento “L’economia del Bitcoin”.
Intervista ad Alessio Cavaliere, laureato in streaming alla Unicusano
Tutto si è svolto in forma pubblica e con accesso virtuale. Obiettivo: consentire agli studenti di proseguire la propria carriera accademica nonostante la situazione critica che l’Italia sta vivendo. Una misura straordinaria, adottata con buon senso e in breve tempo, che rafforza l’innovazione della didattica telematica e la volontà dell’Ateneo romano Niccolò Cusano di non fermarsi e di stare al passo con i tempi.
Abbiamo posto qualche domanda ad Alessio Mariano Cavaliere, 29 anni, laureatosi in Economia e in videoconferenza qualche giorno fa.
Ciao Alessio, la tecnologia e l’e-learning si stanno rivelando decisive per superare l’immobilismo creato dal Coronavirus. Quale è la tua opinione al riguardo?
La tecnologia gioca un ruolo fondamentale per quanto mi riguarda. Da sempre sono stato un pioniere sull’utilizzo di nuove tecnologie, come ad esempio la blockchain che sta rivoluzionando l’intero ecosistema imprenditoriale e finanziario. Con il coronavirus l’Italia si è accorta che è possibile svolgere le stesse cose in modalità telematica, ma questo non vuol dire che lo SmartWorking sia meglio, semplicemente esiste e dev’essere utilizzato soprattutto in caso di necessità. Personalmente ritengo che il network offline e l’interazione sociale non devono mai mancare, la tecnologia deve rimanere solo a supporto alle dinamiche personali e non in sostituzione. .
Come ti hanno comunicato la nuova modalità di discussione?
Con avvisi all’interno della piattaforma e successivamente via mail. Ho avuto modo di seguire le varie decisioni anche grazie al gruppo facebook “Fifa da esami” attraverso il quale leggevo tra i vari post, news importanti. Anche in questo caso, il saper utilizzare la piattaforma e ricercare le informazioni giuste nei canali social dedicati hanno assunto un ruolo di fondamentale importanza per “stare sul pezzo”.
Quali emozioni hai provato nel discutere la tua tesi in videoconferenza?
Il giorno della discussione della tesi è un momento importante per il laureando perché pone il termine ufficiale a tutti i sacrifici che ha “sopportato” fino a quel momento, soprattutto per chi è studente-lavoratore. È il giorno in cui ogni laureato si fa un esame (ancora uno) di coscienza e decide quali sono i prossimi obiettivi da realizzare. Avere quei 10 minuti di gloria per esporre in poche parole ciò su cui ha lavorato per interi weekend e serate, dopo il proprio lavoro, è un diritto dello studente; per questo motivo ritengo che sia stata una giusta decisone da parte dell’Ateneo di permettere la discussione in videoconferenza a causa dell’emergenza sanitaria in corso. Mi sarebbe piaciuto anche che la commissione mi lasciasse più tempo per esporre il mio piccolo discorso per dare maggiore valore alla tesi su cui ho lavorato con molto sacrificio e dedizione.
Cosa ne pensi sulla possibilità di discutere la propria tesi in videoconferenza anche in futuro (senza emergenza sanitaria)?
In assenza di circostanze particolari, la possibilità di discussione in presenza o in videoconferenza secondo me dev’essere una scelta a carico del laureando perché la libertà è un diritto costituzionale. Personalmente avrei optato per la discussione in presenza perché è l’ennesimo momento in cui si provano determinate emozioni e si mette in gioco la propria personalità. Ci sono dei piccoli momenti nella vita (sia brutti che buoni) in cui vale la pena viverli fino in fondo, un noto imprenditore italiano chiama “Ultra High Emotional Value”. La laurea è uno di questi momenti. Discutere in via telematica, in futuro, sarà una valida scelta qualora ci siano problematiche chilometriche o di carattere personale tali da dover rinunciare alla presenza fisica.
Come definiresti la tua esperienza di studio, in questi anni, con il nostro Ateneo?
L’Unicusano mi ha permesso di ottenere titoli di studio grazie alla sua visione innovativa rispetto al classico metodo di studio. Durante questi anni, ho seguito lezioni e letto materiali disponibili in piattaforma in qualsiasi orario della giornata (notti incluse) e solo istituiti telematici come l’Unicusano possono offrire questo straordinario servizio. Sono dell’idea che ognuno debba ritagliare il momento adatto della sua giornata per dedicarlo ad una certa attività. Un paio di ore al giorno da dedicare all’università mi hanno permesso di sentirmi libero e massimizzare i risultati, semplicemente perché decidevo io quando studiare. Tuttavia ritengo fondamentale che l’Ateneo migliori alcuni aspetti e servizi: ad esempio la correzione dei compiti potrebbe essere svolta con un lettore ottico in modo da ridurre i tempi di attesa.
Smartworking, formazione online, didattica virtuale, come emerge da questi giorni, sono strumenti che vanno potenziati nel nostro Paese perché favoriscono lo scambio di conoscenze in modo sostenibile in termini di tempo, costo, mobilità e anche salute. Peccato che sia stato un disagio globale ad evidenziarne l’importanza, abbattendo quel pregiudizio da troppo tempo radicato nel DNA degli italiani.
***Articolo a cura di Michela Crisci***