Mauritius: viaggio naufragato per oltre quaranta italiani. Servono anni per poter mettere da parte il denaro e organizzare una vacanza importante, ma basta un attimo perché tutto vada in fumo. I rischi collegati al coronavirus sono arrivati fin qui. Ne abbiamo parlato con uno dei protagonisti della disavventura Massimo Marinoni, a Tutto in Famiglia, su Radio Cusano Campus. “Mia moglie ha pensato di fare un regalo a tutta la famiglia in occasione dei miei sessant’anni. Ci siamo avviati con qualche timore e una volta arrivati a Roma, e imbarcati per le Mauritius, credevamo di avercela fatta, invece eravamo soltanto all’inizio di una lunga attesa – ha osservato Marinoni – inizialmente credevamo fosse un normale ritardo, successivamente sono cominciati i primi dubbi.”

Il sogna svanito

E’ stato complicato gestire l’incidente, fin dal primo momento nessuno ha capito come gestire le cose. “Sembrava dovesse arrivare un ispettore della comunità locale, eravamo in attesa della Farnesina, ma poi abbiamo capito che non c’era niente da fare e dovevamo tornare indietro. E’ svanito un sogno per noi, in quel momento, siamo stati trattati come appestati – ha aggiunto Massimo Marinoni – nel gruppo ognuno aveva la sua motivazione per partire: c’è chi festeggiava anniversari, chi partiva in coppia, c’era gente che arrivava da ogni dove. Romani, calabresi, pugliesi. Di fatto siamo rimasti bloccati circa trenta ore, abbiamo pure rischiato il contagio, la cosa incredibile è che nessuno potesse interfacciarsi con chi di dovere.”

I danni

Mauritius: come si potevano risolvere le cose? Chi avrebbe potuto dare un destino diverso ai viaggiatori? Le autorità. “Nessuno è stato in grado di pendersi cura di noi, né le autorità italiane, né quelle del consolato di Mauritius. Il personale Alitalia si è rivelato paziente, sono stati gli unici. Aspettiamo il rimborso dei soldi del biglietto e delle valigie. I danno sono materiali e psicologici – si è congedato Marinoni – sarà difficile riprodurre la magia e l’atmosfera di quel momento.”

 

Ascolta qui l’intervista integrale