Emoji: il linguaggio universale delle faccine sbarca in pagella. Nel modenese, alcune classi dell’istituto comprensivo Rodari verranno valutate così, mentre il voto vero e proprio spetta ai bambini. La novità riguarda i risultati del primo quadrimestre e al momento si parla di un esperimento. “Il format ha del folkloristico, sto provando ad immaginare gli emoji associati ai voti negativi – ha osservato il direttore di Skuola.net, Daniele Grassucci, a Tutto in Famiglia, su Radio Cusano Campus – è un buon modo, però, per avvicinarsi ai ragazzi e al loro linguaggio, ma anche un’anticipazione dei momenti della vita in cui non ci sarà nessuno che ti valuterà con un numeretto.”
I ragazzi oggi…
I nativi digitali usano le emoji per dialogare nel quotidiano coi coetanei, sono simboli molto diffusi. “I ragazzi oggi sono più liberi di usare device e in società sono chiamati a conquistarsi una posizione, rispetto agli adulti, con autorevolezza. C’è una grossa separazione tra il mondo dei ragazzi e i loro riferimenti culturali – ha aggiunto il direttore Grassucci – dobbiamo trovare una modalità per ottenere la loro attenzione e avvicinarli alla scuola, munirci di strategie che ci permettono di responsabilizzarli è fondamentale per la costruzione di una didattica positiva.”
Il sistema educativo
Emoji: esprimere approvazione o disapprovazione nei confronti del lavoro svolto dai bambini con un metodo alternativo ai voti dimostra la capacità del sistema scolastico di rinnovarsi. “La riforma del sistema educativo non può essere né di destra, né di sinistra, tutti i paesi che stanno crescendo oltre agli investimenti stanno portando avanti cambiamenti e riforme – si è congedato Grassucci – lo sviluppo tecnologico sta portando ad una fusione tra discipline: servono tutte le competenze possibili e immaginabili. Analizzare i testi di Achille Lauro, o Fedez, può ad esempio aiutare quelle che sono le velleità musicali e letterarie dei bambini.”