DSA: l’aumento considerevole del disturbo, negli ultimi anni, fa riflettere; c’è una consapevolezza maggiore intorno al problema o si è creato un business e un certo esibizionismo sulla questione? Ne abbiamo parlato con Caterina D’Ardia, neuropsichiatra infantile dell’Università Niccolò Cusano e Francesco Chetoni, avvocato, esperto di tutela dei minori in ambito scolastico e previdenziale. 

L’influenza sociale

“Non ci sono cause sociali – ha spiegato la professoressa D’Ardia – è importante distinguere tra i disturbi dell’apprendimento e quelli dell’attenzione, si tratta di problematiche che spesso si manifestano insieme, ma anche ci sono dei bambini con deficit dell’attenzione che apprendono benissimo le lezioni. In generale possiamo dire che i DSA sono disturbi del neurosviluppo, non bene identificabili dal momento che ad oggi non abbiamo tecniche o tecnologie che ci fanno vedere dov’è presente l’alterazione del sistema nervoso centrale.”

DSA: le diagnosi sono tutte corrette? “Non credo si possa addebitare ai clinici un errore di false diagnosi, c’è un problema di sottodiagnosi in quanto i DSA sono soltanto di recente attenzione. La legge che tutela i minori con DSA, infatti, è del 2010, ed è la legge 170 – ha osservato l’avvocato Chetoni – questo incremento è basato sul fatto che la sensibilità su questo tipo di problematiche è recente.”

Non è di secondaria importanza il ruolo della scuola e della famiglia nel favorire una diagnosi precoce del problema. Il problema è che le famiglie, in Italia, sono lasciate da sole ad affrontare le tante problematiche quotidiane, che sono prevalentemente legate alla scuola. A queste se ne aggiungono altre di ordine economico: il costo di questi figli per le famiglie è elevato e l’INPS non è molto disponibile a concedere questa indennità ai minori con DSA – si è congedato l’esperto di tutela dei minori in ambito scolastico e previdenziale, Francesco Chetoni – spesso bisogna ricorrere al tribunale per ottenerla. Per giunta trecento euro al mese per una famiglia sono pochi, se ne spendono molti di più per le lezioni private e la psicoterapia.”

 

Ascolta qui l’intervista integrale