Marin prosegue l’affondo contro il razzismo: il prossimo assalto non dovrebbe essere lontano…
L’ex Campione Olimpico sprona tutte i gruppi politici a lottare uniti verso un unico intento: individuare i singoli responsabili di atti votati al razzismo
Sul razzismo è tornato a parlare a Radio Cusano Campus l’Onorevole Marco Marin, che ha avuto trascorsi illustri e gloriosi, nel mondo dello Sport.
Partiamo dall’udienza del Ministro Spadafora. Si trova allineato, con le due misure intraprese dal ministro?
“Le due misure, purtroppo, ancora non ci sono. Abbiamo assistito, in tutta l’audizione, abbiamo assistito all’enunciazione dei principi. Sull’aspetto culturale, dei bambini, dei minori, quello, si figuri se non sono d’accordo, certo, che sono d’accordo. Poi sugli aspetti tecnologici bisogna vedere qual è il deterrente vero. E’ evidente che ci sono le telecamere, ci sono questi nuovi strumenti: è più importante quasi la registrazione delle voci, mi spiegavano i tecnici: però dopo, come li punisci?”.
Al di là delle punizioni, ci sarebbe un conflitto di privacy. Il radar capta tutte le conversazioni, no!?, verso quel settore, e rischia di intercettare tutt’altro…
“Mi affido ai tecnici. La Politica ha il compito di individuare il mezzo per migliorare la qualità della vita delle persone. Io dal Ministro ancora non ho sentito nulla di specifico. Se accendono i radar contro il razzismo e che avvenga nel mondo dello Sport sono strafelice, in tutti i campetti, in tutti i palazzetti, in tutte le piscine, ovunque. Ma il problema credo vada risolto perché ho sentito troppe parole e visto pochi fatti. Io gli ho proposto la mia proposta di legge, già depositata e che va calendarizzata. Credo si potrebbe fare molto velocemente, se il Ministro Spadafora la ritiene utile, sennò lo dica pubblicamente”.
In questo lasso di tempo ha riscosso adesioni, pareri favorevoli?
“Purtroppo l’abbiamo depositata noi, a parole naturalmente tutti: se viene calendarizzata in fretta, e in questo il Ministro ha una parola che ha un valore importante. Credo passi all’unanimità, perché mi sembra una cosa di buon senso: ci auguriamo di non doverla usare mai, la contromisura”.
C’è il DASPO, ma non costituisce un deterrente se non più di due tre anni.
“Non serve a nulla. Voi siete molto attenti ovviamente allo Sport e vi ringrazio ma ogni quanto ci troviamo a parlare di questo?”
Troppo spesso.
“Siccome io un po’ di Sport l’ho fatto e so quali sono i valori positivi dello Sport, a partire dal rispetto. Non ci sono mai nemici ma avversari. Anzi il tuo avversario lo rispetti profondamente perché ha fatto i tuoi stessi sacrifici, la tua stessa passione. Insegna a stare tutti insieme bene. Io nel Villaggio Olimpico non badavo se incontrassi una persona verde, blu o viola, non ci fai proprio caso. Sono tanti ragazzi che vogliono fare bene per sé stessi, per la propria nazione, in un’Olimpiade, in un Campionato del Mondo”.
Una doverosa puntualizzazione dell’Onorevole Marco Marin: “Poi a me ha infastidito molto quando succede uno stadio quando una persona si macchia ci rimette tutta una città, messa alla gogna. Che succeda a Roma, Verona, Padova, Palermo, non importa, non cambia nulla”.
Cosa ne pensa della soluzione adottata da Lotito, presidente della Lazio, che è andato a colpire, una volta individuati, i responsabili, sul portafoglio?
“Lotito ha fatto una cosa concreta: il tempo delle parole è finito. Sono fatto così, nella vita. Facevo il medico, prima dell’attività parlamentare. Non puoi fare chiacchiere, con un paziente. Lotito almeno, con gli strumenti che ha a disposizione, ha dato un segnale molto forte, molto concreto. A Manchester, un mese fa circa, hanno individuato in due ore (!) una persona, e l’hanno portata nella cella del carcere, e lo hanno espulso a vita. La stessa società ha detto: non è gradito. Se non lo fa lo Stato lo facciamo noi. Figuriamoci se io possa pensare che ci sia differenza tra Pogba e Buffon”.
Penso che il portafogli è un bel deterrente: “Anche quello perché abbiamo a che fare con la stupidità, e quel deterrente l’hanno capito. Sentire giudicare un atleta, vai allo stadio per tifarlo, ci sono i bambini, ci sono le famiglie: se decidi di offenderne uno per la provenienza…”.
Attendiamo che la sua proposta venga calendarizzata. Ci avverta, della cosa.
Marin dice: “Sono un olimpionico, quindi non mollo. Io avverto voi e i vostri ascoltatori”.
Pochi giorni fa abbiamo avuto il suo ex compagno in Nazionale Andrea Cipressa come ospite, che ha speso per lei belle parole: “Ringrazio Andrea. Abbiamo condiviso tante gare, tante battaglie, tre Giochi Olimpici, tanti Campionati del Mondo. Non solo è una splendida persona, è stato un grandissimo campione, ed è anche un grandissimo Commissario Tecnico.
Marin fa un esempio noto in tutto il mondo: “Lei ha presente gli All Blacks? La Nazione è piccola ma vincono sempre. Lei pensi alla Scherma italiana: il nostro non è un paese grande come la Cina, la Germania. Abbiamo meno abitanti ma nella Scherma vinciamo sempre. Ci sono maestri di grande capacità e bravura, e i ragazzi sentono, il clima positivo. Sono certo che anche Andrea e tutta la Scherma faranno bene a Tokyo 2020. Adesso toccate ferro perché lo stanno facendo anche loro”, dice ridendo l’ex azzurro e da qualche tempo rappresentante della cosa pubblica in Parlamento.
Andrea ci ha avvertito del rischio che si corre di fronte a queste potenze citate che, con valige di soldi, vengono a prendere i nostri maestri sperando di poter beneficiare delle nostre conoscenze. Là è dura, resistere.
“Grandi campioni sono già andati all’estero perché, evidentemente, se sei bravo ti vengono a cercare. Io ieri ho avuto la possibilità di mangiare con un ex Ministro dello Sport e con il Presidente della Federazione della Scherma l’ho sentito fiducioso”.
Il prossimo assalto verrà fatto in favore di una battaglia di civiltà, dall’ex campione in pedana Marco Marin.