“La radio-intervista europea: Tiziana Beghin

 

Il tabù dell’omosessualità nel Calcio argomentato a Bruxelles

da una formazione trasversalmente compatta, sulla scia delle dichiarazioni di Ekdal

 

 

Tiziana Beghin, capo delegazione dei 5 Stelle al Parlamento Europeo, è intervenuta, sul tema dell’omofobia e dei pregiudizi insiti nel mondo sportivo, a Radio Cusano Campus, nella rubrica quotidiana “Sport Academy”.

Una bella e necessaria iniziativa organizzata a Bruxelles.

“E’ stato un grande successo, ne siamo particolarmente contenti insieme ai colleghi Marc Tarabella e Thomas Frankowski, rispettivamente del gruppo dei Socialdemocratici e del Partito Popolare, perché dimostra come trasversalmente famiglie politiche differenti si possano unire le forze per tematiche così sensibili e forti che meritano un’attenzione specifica”.

Come è venuta in mente a lei e ai suoi colleghi di organizzare al Parlamento Europeo un evento che avesse come sfondo un tema così delicato?

“Per amicizie comuni sono entrata in contatto con Fabio Canino, attore e scrittore, che mi ha omaggiato del suo ultimo romanzo, “Le parole che mancano al cuore”, e che aveva come tema principale una storia d’amore segreta, tra due giocatori di Serie A. Mi spiegò alcune cose su questa tematica su alcuni agghiaccianti commenti nel mondo dello Sport, come fossero vissuti da una persona questa situazione”.

L’Onorevole Beghin va in profondità: “Ho fatto delle ricerche e nel precedente mandato e ho visto i numeri e ho scoperto che sono numeri impressionanti, dalla Germania fino a qui. Numeri che ci raccontano come alcune persone che hanno paura dei commenti e di rivelare il loro orientamento sessuale arrivino, in alcuni casi, a interrompere la pratica sportiva anche nel 90% dei casi, mediamente tra il 20 e il 40%; l’ho trovato devastante ma non solo riferito allo Sport ma in generale a tutte le potenzialità dell’animo umano. Premetto che sono eterosessuale, ho tre figlie, e reputo importante che persone come me o come Ekdal, che ringrazio molto, si prendano a cuore un problema che non è magari nostro ma delle persone che ci vivono a fianco”.

Questa cosa ha riportato sull’agenda una questione così delicata. Possibile che il Calcio possa dirsi estraneo, a questo fenomeno? C’è un conveniente silenzio al posto di fare coming-out?

“Assolutamente sì. E’ la paura del giudizio, che però travalica e non riguarda solo i giocatori famosi come quelli di Serie A, dove c’è un grande tabù; purtroppo anche un giovane che si approccia a uno sport che è considerato molto maschile”.

Tiziana Beghin spiega la sua analisi: “Nel Calcio c’è il machismo, di quanto occorra essere maschi. E chi avrebbe delle grandi potenzialità non le sviluppa e anzi le accantona proprio per paura di doversi misurare con un giudizio che nel 2020 possiamo definire anacronistico. Non riguarda solo gli omosessuali, i transessuali, ma tutte le persone che hanno il timore del giudizio altrui e finiscono per vivere una vita che non è la loro. Noi, come politici, abbiamo una grande responsabilità. E in questo caso sono contenta che molti del mondo sportivo e soprattutto calcistico, la UEFA, il direttore della Commissione Europea, sono intervenuti e si occupano di questa cosa. Unendo tutte le forze credo che si potrà fare molto, in questa direzione”.

Negli altri sport il “coming-out” e la lotta all’omofobia hanno dato risultati incoraggiati. Sono tanti gli sportivi di primo piano che non si sono vergognati del loro orientamento sessuale, Rugby compreso, mentre il Calcio resta un baluardo insormontabile, uno scoglio. Il Calcio è il colpo di coda del patriarcato, secondo una nota scrittrice.

“Sono alla fine due facce della stessa medaglia: intolleranza di fronte a ciò che si considera diverso da quello che è la conformità, e da quello che che è il proprio schema. Il Calcio è un tabù, un ultimo tabù rispetto all’omosessualità, anche rispetto al Calcio Femminile. Abbiamo avuto due giocatrici, anche di grande livello, di Serie A, il portiere della Nazionale, Roberta Li Calzi, Chiara Marchitelli, che hanno fornito le loro testimonianze, di come anche per loro sia stato difficile, di come venga assimilata l’omosessualità femminile allo Sport come se fosse lo Sport a definire l’orientamento sessuale. Grandi difficoltà in questo passaggio culturale, credo che si debba fare un grande sforzo perché ne va della nostra civiltà. L’amore non può avere certi limiti. E’ stato molto partecipato, sono molto contenta, di questo: chiaramente abbiamo tanta strada da fare”.

Come colloca il nostro Paese rispetto agli altri che conosce per il ruolo che svolge in Europa? Gli altri paesi ci hanno già fatto i conti in maniera più drastica di noi?

“Non possiamo generalizzare però noi stiamo un po’ indietro tipo il Belgio, la Svezia da cui proviene Ekdal, che è anche un giocatore della Nazionale: abbiamo alcuni casi nei quali siamo più avanti noi. E’ sicuramente una partita europea, questa. Mi riferisco alle zone gay-free, di recente costituzione in Polonia, che mi sembrano abbastanza anacronistiche, nella nostra società. Certo, ci sono zone dove la libertà di orientamento sessuali nelle quali è la normalità, non più tollerata. Anche parlare di tolleranza è piuttosto offensivo di fronte a chi non deve essere tollerato semplicemente rispettato”.

Avendo tutto da rimettere qualcuno decide per primo, di rompere questo tabù. E’ un’ipotesi percorribile?

“Una delle parole ricorrenti ieri era CORAGGIO. Non si deve forzare nessuno perché molto spesso l’incapacità o la difficoltà a manifestare sé stesso nella propria completezza che sia per l’orientamento sessuale ma per tante altre cose, quindi la paura del giudizio, ha a che fare con la nostra debolezza interna: potrebbe riguardare mia figlio, un fratello. Credo che tutti dobbiamo costruire un ambiente sereno il più possibile perché ognuno possa esprimere sé stesso. Non mi sento di forzare il grande giocatore. E’ un percorso che magari deve essere compiuto in modo molto personale. Io come politico ho la responsabilità e devo fare sì che ci sia un ambiente in cui una persona possa essere libera, di compiere il proprio percorso e trovare il coraggio di esprimere sé stesso”.

Mi dica, Onorevole, che la cosa è stata trasversale, non di parte…

“Assolutamente trasversale e di orientamento politico e di orientamento sessuale. Non credo che Fabio Canino sia noto per essere un sostenitore del Movimento 5 Stelle anzi non lo è. Roberta Li Calzi, presente, è assessore di Bologna, i miei colleghi Frankowski e Tarabella, hanno testimoniato la trasversalità. Ci tengo sul piano dei diritti umani, proprio nello Sport l’appartenenza di partito è inutile, non serve. Quello che serve è che lo Sport è meravigliosamente uno strumento con una funzione sociale enorme, e spero che ci aiuti a trasmettere i valori e certi messaggi, che non hanno un colore politico ma contiene l’umanità. Che appartiene a tutti”.