Domenica 9 febbraio. Il gran giorno. Si chiude la stagione cinematografica e Hollywood assegna, come ogni anno, il suo premio aziendale.

È tempo di Oscar. Anche se in queste ore al Dolby Theater si stende il Red Carpet, sembrerebbe che in questa edizione 2020 la partita sia chiusa in partenza. La compattezza dei votanti e della critica nei premi di preparazione alla statuetta finale, Golden Globes e BAFTA, farebbe seriamente presagire un epilogo senza troppi colpi di scena. Nella cinquina in gara per il miglior lungometraggio appare in pole position “1917”, il dramma bellico di Sam Mendes che tocca la soglia delle dieci nomination. Forte dei riconoscimenti sopra citati, pare avere già la vittoria in tasca. Lo stesso vale per il suo regista che oltre al Best Director, già suo nel ‘99 per American Beauty, ha ottime chances di portarsi a casa molti dei premi tecnici tra cui quello per la Miglior Fotografia. I grandi esclusi sembrano essere a questo punto “C’era una volta ad… Hollywood” di Quentin Tarantino e “The Irishman” di Martin Scorsese. Due fuoriserie che raccolgono tutta l’eredità del grande cinema, da sempre una coppia di vincenti in ogni caso. I film che invece rischiano di ribaltare ogni pronostico restano il “Joker” di Todd Phillips, per tutto ciò che accompagna la performance di Joaquin Phoenix, ma soprattutto lo splendido “Parasite” di Bong Joon-ho. La pellicola coreana se non dovesse ottenere il massimo riconoscimento trionferà nella categoria Miglior Film Straniero, prevalendo sull’ultimo Almodóvar “Dolor y Gloria”. Nella corsa al miglior interprete maschile il Joker di Phoenix sembra non temere alcun rivale, mentre al femminile le contendenti più quotate sono Scarlett Johansson per “Storia di un Matrimonio” e Renée Zellweger per “Judy”, quest’ultima finora data per favorita. Anche il premio per la miglior attrice non protagonista porta già la firma: Laura Dern, secondo le giurie di BAFTA e Golden Globes. Ma non è da escludere un premio di consolazione a Scarlett Johansonn per “Jojo Rabbit” di Taika Waititi, un risarcimento per la probabile sconfitta contro la Zellweger. Per il Supporting Role maschile, la statuetta andrebbe a Brad Pitt per la sua interpretazione nel film di Tarantino, anche se ci sono i due fuoriclasse di “The Irishman”, Al Pacino e Joe Pesci, subito dietro l’angolo.

Sulle sceneggiature rimane il beneficio del dubbio, sono già stati premiati “C’era una volta a… Hollywood”, “Parasite” e “Jojo Rabbit” ma un temibile rivale resta il brillante “Knives Out” di Rian Johnson, molto apprezzato dalla critica americana. A questo punto non resta che attendere l’apertura della cerimonia che annualmente mobilita l’intera Los Angeles. Intanto Hollywood approfitta per mostrare in anteprima ai giornalisti e al mondo intero l’Academy Museum of Motion Picture, atteso museo del cinema firmato da Renzo Piano. Una soddisfazione tutta italiana, almeno questa, dopo l’esclusione dalla competizione del nostro Marco Bellocchio con “Il Traditore”.