Giuseppe Cucca, senatore e responsabile giustizia di Italia Viva, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.
Riguardo la riforma della prescrizione
“Così come è stata concepita con questa riforma viene meno la certezza dei tempi del processo –ha affermato Cucca-. E’ anche un provvedimento inutile perché la maggior parte dei processi si prescrivono nella fase delle indagini preliminari, senza arrivare al primo grado di giudizio. E’ un provvedimento dannoso per il corretto svolgimento della giustizia. Mi pare più un provvedimento dettato dal populismo. Siccome ci sono state molte proteste per casi eclatanti per cui è intervenuta la prescrizione si pensa di mettere rimedio così, ma con questa riforma non si pone rimedio a nulla. Non è con l’interruzione della prescrizione in primo grado che si risolve il problema. La verità è che un’ottima partenza sarebbe quella di mettere a disposizione risorse e uomini per velocizzare i processi. I processi sono lunghi perché il personale non è sufficiente. Qualcosa si sta facendo perché il ministro Bonafede sta proseguendo nel solco di Orlando da questo punto di vista, ma non basta, bisogna investire maggiori risorse sulla giustizia. Stiamo studiando una soluzione di mediazione con M5S, PD e Leu”.
Nel 2016 Cucca e Casson, allora esponenti del PD, avevano presentato un emendamento per bloccare la prescrizione dopo il rinvio a giudizio
“Finalmente posso fare chiarezza su questa vicenda. A maggio 2016 eravamo correlatori della riforma del processo penale io e il senatore Casson. Ci fu una lunga discussione, essendoci posizioni differenti. Accadde che ci si è accordati per presentare gli emendamenti dei relatori. C’era stato l’accordo di non presentare per il momento emendamenti sulla prescrizione perché bisognava discuterne meglio. Poi però fu presentato un emendamento con la posizione di Casson, che era totalmente diversa dalla mia. Misero anche la mia firma su quell’emendamento nonostante la mia posizione fosse diversa, lo riportarono tutti i giornali a quei tempi. Alla fine siamo intervenuti con la formulazione attuale della legge Orlando”.