A partire dallo scorso 31 gennaio la Brexit si è compiuta e la Gran Bretagna non è più uno Stato membro dell’UE. L’accordo di recesso, che garantisce un’uscita ‘ordinata’ del Regno Unito dall’Unione, riguarda i diritti dei cittadini, la liquidazione finanziaria, il periodo di transizione, i protocolli su Irlanda-Irlanda del Nord, Cipro e Gibilterra, la governance e altre questioni relative alla separazione.
Sul tema Stefano Fassina, deputato di Leu, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.
Brexit lezione da imparare
“Va preso atto che il mercato unico europeo non funziona e determina una reazione negativa da tutte quelle fasce di lavoratori che vengono colpite –ha affermato Fassina-. Mi stupisce l’interpretazione che continua ad essere data alla Brexit. Non è un capriccio, non è qualcosa di manovrato dal demagogo di turno. Siamo di fronte ad una reazione razionale di chi è stata colpita da un mercato che, in assenza di standard sociali, ha determinato una livellazione verso il basso delle condizioni economiche, del welfare. La Brexit è un terremoto che però mi pare porti ancora ad una scarsa considerazione delle cause. Quando sento parlare di ulteriore allargamento del mercato unico europeo ai Balcani mi viene da pensare che non sia stata capita la lezione. Quando a farlo sono le multinazionali posso capire dato che fanno i loro interessi, ma quando lo fa chi dovrebbe difendere i lavoratori, i commercianti e le piccole imprese è un autogol clamoroso, che spiega quel successo di forze politiche che riteniamo pericolose”.