Davide Barillari, consigliere del M5S in Regione Lazio, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.

Crisi del M5S

“Purtroppo è capitato quello che spesso accade ai movimenti rivoluzionari che partono dal basso e quando vanno al potere si annacqua quello spirito rivoluzionario e purtroppo viene tradita la fiducia di chi ti ha votato. Siamo passati dal vaffa in piazza, poi all’opposizione, fino al governo dove siamo diventati dei democristiani 2.0. Mi sento come l’ultimo giapponese dopo la fine della guerra. La base è rimasta coerente, gli attivisti vivono questa forte contraddizione tra la battaglia anti-casta e l’essersi venduti al sistema. Se non è troppo tardi, stiamo cercando di rilanciare i valori originari. Noi eravamo nati contro i partiti marci, mafiosi, ora siamo diventati funzionali a loro, prima abbiamo fatto aumentare i consensi alla Lega, ora abbiamo salvato il PD. I compromessi ci hanno portato ad approvare leggi che non erano le nostre e verso cui eravamo contrari. Quindi gli elettori si sono detti: perché dobbiamo continuare a votare il M5S se è uguale agli altri partiti? Lavorando da anni in Regione, vedo come i partiti di destra e sinistra ancora pensano a spartirsi il potere, a fare nomine clientelari. Vedo ancora un sistema che è fine a se stesso e va contro gli interessi dei cittadini. Sull’anticorruzione in consiglio regionale è stato votato uno che fino al giorno prima era esponente del PD. Sulla sanità le nomine sono tutte legate alla politica e al sindacato. Zingaretti dovrebbe essere il garante della trasparenza, dei valori che ogni giorno declama, in realtà nella sua regione succede tutto questo. Il mio è un atto di riflessione, c’è una rete di portavoce, soprattutto comunali, che stanno facendo insieme a me questa riflessione. La carta di Firenze per la rinascita del Movimento è stata firmata da centinaia di consiglieri comunali. Dal basso c’è grande partecipazione in questo senso, il problema è che dall’alto non rispondono”.

Correnti nel M5S?

“Più che correnti si sono creati dei cerchi magici, dei gruppi che nelle varie regioni controllano quello che viene fatto. Il potere è stato spostato in alto, comandano pochi, tra cui la Casaleggio e Associati. Ho spesso preso posizioni in contraddizione con la linea nazionale, con alcune scelte che non sono scelte politiche ma della comunicazione. Spesso ci è stato detto che era meglio stare zitti e tranquilli perché i sondaggi ci danno risultati negativi su temi come i vaccini, la tav, la tap. Non ho paura di essere espulso perché ho un lavoro, se mi cacciano sono pronto a lasciare la Regione anche domani, quindi non ho paura di dire quello che penso. Io vedo che il tema della democrazia interna è sempre stato affrontato in maniera molto leggera. Da quando siamo al governo ho notato maggiore durezza nell’affrontare chi ha opinioni diverse. Non avere riflessione interna è un problema che ha portato a spaccature e divisioni. C’è chi è attaccato alle poltrone e chi invece vuole una rinascita del M5S anche a costo di staccare la spina al governo per ripartire dal basso, anche all’opposizione. La base è incazzata, molti se ne sono già andati via. Gli attivisti sono in balia della tempesta e non sanno a chi rivolgersi. A livello locale emergono i problemi maggiori perché è dove servono risposte più concrete e devono essere nette. Dovremmo ripartire proprio dal locale, dal piccolo per poi andare verso le istituzioni maggiori”.

Bonafede capo delegazione

“Una volta c’era il valore della rotazione degli incarichi e di non accumulare cariche. Di Maio era ministro e capo politico, se iniziassimo a far scegliere alla base e a distribuire gli incarichi sarebbe cosa utile. Spero che Bonafede faccia bene questo ruolo di capo delegazione, ma ne ha già tanti più importanti”.

Sulla piattaforma Rousseau

“Rousseau doveva essere affiancato alle nostre agorà, agli incontri faccia a faccia. E’ diventato invece quasi un sistema di controllo della rappresentanza del M5S. E’ una democrazia diretta a metà che non ha fatto quei passi avanzati che voleva fare Gianroberto Casaleggio”.

Sulla possibile nascita di un nuovo progetto promosso da Gianluigi Paragone

“L’interlocuzione con lui è in corso, stasera ci sarà un incontro con lui e altri parlamentari. C’è la volontà di capire con tutti gli attivisti se possiamo prevedere un futuro diverso del M5S oppure ci rassegniamo a passare dal 30 al 3% senza fiatare. Attualmente l’ipotesi è di lavorare all’interno del M5S, facendo proposte per il ritorno ai valori base. La carta di Firenze è stata presentata a Beppe Grillo, ma non è arrivata nessuna risposta”.