Klaus Di Biasi e i suoi…Tuffi per Tutti

Una delle leggende assolute dello Sport tricolore ha presentato un libro a Roma. Ed è intervenuto nella radio dell’UniCusano, Radio Cusano Campus

 

Klaus Di Biasi, leggenda dello Sport italiano nel mondo, è intervenuto a Radio Cusano Campus nella rubrica “Sport Academy”. Il 13 gennaio il popolare campione ha presentato a Roma un libro “Tuffi per tutti”.

“Si chiama proprio per questo perché i Tuffi sono uno Sport alla portata di tutti: cominciano i bambini a 5-6 anni e abbiamo persone tipo i Master che arrivano, addirittura, a 90 anni. Tutto per spiegare gli elementi di base, per arrivare alle evoluzioni più difficili, no?!”.

Tre volte campione olimpico, Di Biasi ha detto: “Un ragazzo che impara la lingua prima la impara, meglio la impara. E lo stesso avviene nei Tuffi: prima uno comincia, prima si colgono le finezze. Il che non impedisce a una persona adulta di imparare qualche tuffo, per arrivare ai vertici olimpici ci vogliono tanti anni, una decina, almeno, se non di più. Poi dal basso si impara: abbiamo tuffi da 1 metro, da 3 metri, da 5, da 7 e mezzo, da 10. Poi arriviamo anche ai 27 metri, un’altezza incredibile. Si arriva in acqua a una novantina di kilometri orari!”.

Lei ha dedicato tutta la vita a un gesto, sempre teso verso la perfezione. Tre ori olimpici.

“La mia è stata una lunga storia, cominciata a 10 anni, non a 5: ma allora era tutto possibile: praticamente sono cresciuto insieme all’evoluzione dei Tuffi. All’inizio servivano semplici, poi mi sono dovuto adattare e dar da fare. Adesso siamo a livelli stratosferici, si eseguono tripli e quadrupli avvitamenti, di tutto di più”.

Ascoltando i ricordi alla presentazione, ci è rimasto in mente il primo tuffo fatto senza spruzzi d’acqua. Una cosa mai vista, fino ad allora, tanto che i giudici non sapevano quale valutazione darle: “Mi rendo conto solo ora, vedendo i filmati dell’epoca, vedendo delle entrate di tutti quanti che sollevano tantissimi spruzzi. Io ero un po’ fortunato per la linea corporea, longilineo, le braccia bene iperestese; poi mio papà mi aveva insegnato un trucchetto di come mettere le mani per entrare in acqua senza fare schizzi o alzarne meno, e questa è stata la mia fortuna di quasi tutte le mie gare. Quando stavo per smettere c’era l’avvento dei cinesi, a Montreal 1976, loro avevano studiato la tecnica, e hanno trovato un piccolo cambiamento in modo che tutti quanti, oggigiorno, entrano in acqua senza fare schizzi, e hanno fatto meglio di me”.

Qual è il santo protettore dei tuffatori?

“Mario Zanotelli col suo spirito si è inventato il nome del patrono dei Tuffi Sansaspruzzi!”, dice ridendo.

Il rigore, la precisione, la dedizione totale, la rende unica, come disciplina. Prima di tutti la paura di vincere, poi però lei ha portato anche nuovi elementi, mai visti prima.

“C’è sempre da imparare, da aggiungere. Non è che una volta imparato un tuffo rimane sempre quello; no, ce n’è sempre uno da fare di difficoltà superiore. E allora si lavora duro per uno che abbia un massimo di coefficiente previsto oggi dalle gare internazionali di alto livello. Non è solo il lavoro in piscina ma soprattutto il lavoro in palestra: prima viene la cultura del corpo, la formazione muscolare. Bisogna creare la potenza esplosiva ci sono tutti gli esercizi del caso, poi bisogna creare la tecnica, abbiamo tanti elementi di supporto tipo il tappeto elastico, i trampolini a secco con la gomma piuma davanti. I ragazzi così possono provare tuffi nuovi, allenamenti particolare ma senza pericolo”.

Di Biasi ricorda: “Oggi è facile perché una volta tutti questi mezzi non esistevano e facevano tutto sulla nostra pelle. Adesso ci sono macchinari delle bolle addirittura che fa pressione sul fondo della piscina creando bolle per evitare i rischi, in qualche caso”.

Cosa dovrebbe fare, la nostra federazione, per tenere il passo delle potenze che hanno fatto incetta di ori e di risultati prestigiosi?

“Come impianti siamo un po’ indietro, direi: non abbiamo un impianto all’altezza di una Olimpiade, di un avvenimento grande, intendo un impianto coperto perché come piscine scoperte stiamo abbastanza bene. Per eccellenza abbiamo lo Stadio del Nuoto, che è all’aperto  e tutto il mondo ci invidia. Solo che adesso con tutti i tuffi difficili che ci sono, c’è richiesta la piscina coperta dove c’è un ambiente costante, la stessa luce, non c’è vento, non c’è pioggia. Sennò si rischia di interrompere le gare, magari riprese dalla televisione e diventa tutto difficile”.

Dove si sta dirigendo questa disciplina? C’è un nuovo movimento, verso gli atleti? Si sta cercando di creare qualcosa di nuovo?

“Sì dal 2000 con i tuffi sincronizzati. Le medaglie in pratica si sono raddoppiate con 8 gare di tuffi, prima erano 4. Si dice che potrebbero essere introdotte le gare di sincronizzati misti, che alle Olimpiadi non ci sono come i trampolini da 1 metro, che ai Mondiali ci sono. Anche gli stessi tuffi dalle grandi altezze ci sono solo a livello europeo e ci sono a livello mondiale”.

E per i quadrupli avvitamenti?

“All’epoca erano inimmaginabili. Adesso aspettiamo anche se gli atleti sono sempre più veloci e più forti. L’ultima cosa ho visto un quadruplo e mezzo da un trampolino da un metro!”.

E’ vero che i cinesi per via della loro corporatura sarebbero favoriti?

“Dipende dal trampolino di 1 metro e di 3 metri: dalla piattaforma i tuffatori sono più bassi, e i cinesi rappresentano un’ottima scuola. Curve lombari ne hanno molto meno di noi, sono molto dritti, e per questi sono facilitati per l’entrata in acqua senza spruzzi”.

Il grande Klaus Di Biasi conclude con il sorriso: “Mi raccomando: Tuffi per tutti…tutti in piscina”.

 

Nella fotografia Klaus Di Biasi a una recente premiazione a Civitavecchia (Roma)

intervistato da Giovanni Pimpinelli di TRC.