Tempo da destinare ai figli: i genitori contemporanei sono chiamati a vincere la sfida del più prezioso dei beni. Più di un regalo, il tempo non torna indietro, si consuma su se stesso ma rende i rapporti più solidi, favorisce la conoscenza tra due persone, è utile per respirarsi, stare insieme e ricordare i giorni andati. Tra vita professionale e vita personale, le mamme e i papà sono chiamati a dover stare in equilibrio, non senza sensi di colpa. 

E’ meglio trascorrere tempo coi figli in qualità o in quantità?

“Entrambi. Bisognerebbe trovare un giusto equilibrio tra quantità e qualità. Se intendiamo la qualità come il tempo passato coi bimbi, per un padre, mi preoccuperei anche di rispondere come sto coi miei figli e cosa faccio quando sto con loro – ha osservato Gianluca Lisco, psicoterapeuta, a Tutto in Famiglia su Radio Cusano Campus – la scelta del padre nel tempo da trascorrere col figlio va anche condivisa con la madre, se non è l’unico caregiver. Così come dev’esserci una divisione di cura e dei carichi familiari è giusto che entrambi i genitori parlino dei tempi ottimali dell’uno e dell’altro. Ciascun padre può chiedersi: cosa mi piace fare con mio figlio rispetto al tempo che ho a disposizione? Ci sono papà che si annoiano moltissimo coi figli. Alcuni hanno più piacere a stare coi figli più grandi.”

Tempo da condividere coi figli: il governo interviene in soccorso di entrambi i genitori perché aumentino i giorni del congedo parentale. “La condivisione del lavoro di cura per madri e padri ha un ventaglio incredibile di vantaggi – ha affermato Titti Di Salvo, presidente di Led (Libertà e diritti) – nel Nord Europa i congedi di paternità sono molto più ampi. Andare verso un aumento del congedo di paternità è un aiuto per tutta la società: singoli, famiglie.”

Ascolta qui l’intervista integrale