All’inizio del 2012 nasceva su Facebook, su iniziativa di Maria Pia Ercolini, un gruppo dal titolo ‘Toponomastica femminile’ “con l’idea di impostare ricerche, pubblicare dati e fare pressioni su ogni singolo territorio affinché strade, piazze, giardini e luoghi urbani in senso lato, siano dedicati alle donne per compensare l’evidente sessismo che caratterizza l’attuale odonomastica (branca della toponomastica)

Questo è quanto si legge dal sito Toponomastica Femminile per spiegare il perché si è sentita la necessità di creare un progetto di questa portata. A spiegarlo ancor meglio ci ha pensato Maria Pia Ercolini presidente e fondatrice dello stesso, su Radio Cusano nella trasmissione Un Giorno Da Ascoltare.

Quante strade sono intitolate alle donne in Italia?

“I dati in Italia sono sconfortanti. Ci sono Comuni Italiani in cui non c’è una sola strada dedicata a una donna: mediamente su cento strade intitolate agli uomini ce ne sono circa otto dedicate alle donne. Per fortuna ci sono alcune città che hanno lavorato per far sì che vengano intitolate più vie alle donne ma ci sono altri che non ci avevano mai fatto caso se non quando ci abbiamo pensato noi a ribadirlo.”

Toponomastica Femminile

“Il progetto inizialmente è stato visto da alcuni con scetticismo ma poi quando è stato spiegato abbiamo trovato molte adesioni anche di uomini che contribuiscono a questa nostra giusta battaglia. Ci sono persone che pensano ci siano chiaramente altri problemi maggiori in Italia e questo è giusto ma non ci piace il benaltrismo: riteniamo anche questo sia un problema che ha radici antiche ma purtroppo è ancora ben radicato nella nostra società ed è quello del patriarcato. Avere poche strade intitolate alle donne è un dramma soprattutto per le bambine che saranno poi le donne di domani perché si ritrovano a non avere un modello da seguire, non a casa la stragrande maggioranza di donne a cui è stata intitolata una via fa parte del mondo religioso e sono davvero poche le donne laiche ad essere presenti nelle nostre strade. Bisogna continuare a lottare perché se si cancella la memoria diventa tutto più complesso.”