Scherma ottenuti i pass olimpici sia con gli uomini che con le donne

A “Sport Academy” ha parlato il C.T. Andrea Cipressa, oro olimpico nel 1984 a Los Angeles

 

Andrea Cipressa, Commissario Tecnico delle squadre nazionali di Fioretto, è intervenuto a Radio Cusano Campus, nella rubrica “Sport Academy”.

Ogni quattro anni in coincidenza delle Olimpiadi, i nostri atleti fanno incetta di medaglie: ma non è una cosa scontata, naturale, ovvia, per ottenere il pass olimpico. Una continuità all’insegna della migliore tradizione.

“Sia con le donne a Katowice che con gli uomini a Parigi, dove abbiamo combattuto con la Russia e la Francia in semifinale, con la quale ci siamo giocati il pass olimpico all’ultima stoccata. I ragazzi si sono rilassati e abbiamo perso con gli USA ma questo ci permetterà di concentrarci al meglio per le Olimpiadi, che è il nostro obiettivo. Una bella continuità”.

Chi non è del nostro mondo sportivo non si rende conto di alcuni passaggi. E’ già molto difficile ottenere una qualifica Olimpica con sole 8 nazioni che partecipano, e vengono da selezioni molto importanti. Andare alle Olimpiadi e poterle vincere come dimostrano gli ultimi appuntamenti, diventa anche più complicati. Siamo un popolo di schermidori anche se qualcuno pensa che siamo quattro gatti. Abbiamo 350 società di Scherma che lavorano in maniera capillare, sul territorio italiano, da Bressanone a Mazara del Vallo”.

Jesi è la roccaforte della Scherma nazionale, un paesino così piccolo ed è una delle espressioni che ci permette di fronteggiare grandi nazioni quali USA, Francia, Russia. Una cosa veramente incredibile…

“Io da atleta ho vinto una Olimpiade, a Los Angeles nel 1984, proveniente dal Circolo Scherma Mestre, e Mestre (provincia di Venezia) è stata conosciuta per la Scherma: c’eravamo io, Andrea Numa, Andrea Borella, Dorina Vaccaroni, Fabio Dal Zotto. Da una cittadina come Mestre o da una come Jesi son venuti fuori dei campioni olimpici; da una cittadina come Modica Giorgio Avola. Uno pensa che ci sia solo una contesa Milano-Roma: ci sono anche, Milano-Roma, ma una serie tante realtà più piccole, di paesi che fanno Scherma, la fanno bene, portano medaglie e successi per la nostra nazione. E con maestri molto preparati, che mi aiutano, nel mio lavoro, quando vado ad allenare le squadre nazionali mi trovo dei ragazzi formati, e i nostri maestri ahimè cominciano a portarceli via”.

Sull’impegno di tanti esponenti della Scherma nella vita di tutti i giorni Cipressa dice:

“Lo dico con orgoglio: i nostri ragazzi, i nostri schermidori, tanti, nella vita sanno fare insieme e fanno fare bella figura al nostro mondo. Oltre a essere campioni in pedana, ci inorgogliscono quando vanno in televisione e in giro a parlare per il mondo. Non mi riferisco solo a un discorso economico, ma hanno un certo tipo di famiglia alle spalle. Sono ragazzi che studiano, che fanno l’università, che si laureano: Diana Bianchedi che è medico, fa parte delle istituzioni sportive, al CONI. Gianfranco Della Barba insegna Psichiatria alla Sorbonna di Parigi: tanti campioni nello Sport e Campioni nella vita”.

La Scherma da decadi rappresenta una delle eccellenza del nostro sport. Come si tengono questi standard così alti? Essendo tra i migliori siete sotto la lente di ingrandimento degli altri paesi…

“Non si possono fare confronti con altri periodi. Ma la Scherma è cambiata molto, tantissimo. Per un attimo tolgo la tuta e parlo da dirigente perché in Italia sono stato vicepresidente federale e c’è una Federazione che investe molto nell’insegnamento, nei tecnici; perché senza di loro non cresce nemmeno il movimento, non crescono i ragazzi”.

Quello del C.T. della nazionale di Scherma non è un incauto ottimismo, ma motivato e radicato, nel tempo.

“Abbiamo dei grandi maestri, di Fioretto, di Sciabola, di Spada. Abbiamo una scuola Magistrale che tutto il mondo ci invidia, cerca di imitare e di portarci via. Investimenti nei tecnici e nel settore giovanile. I campioni di oggi le Vezzali i Montano, i Di Francisca non nascono dall’oggi al domani ma sono frutto di un percorso. La Federazione Italiana Scherma investe moltissimo, nei circuiti nazionali organizzati in maniera meravigliosa, nei quali i ragazzi crescono, con numeri importanti. Gli allievi vengono accompagnati e seguiti nel loro percorso scolastico e sportivo con borse di studio. Siamo tra le federazioni ideali, per chi eccelle nello Sport ma anche nello Studio”.

Aggiungiamo una postilla. Ci piace in questo momento storico, su come impiega la parola “Maestro”. La parola Maestro è accerchiata, presa d’assalto, circondata, e il suo valore simbolico viene sempre meno riconosciuto; parliamo della Scuola e non solo. La Scherma in questa è promotrice della figura del Maestro.

Un’altra riflessione riguarda il fatto che la nostra eccellenza faccia gola anche agli altri. Alcuni hanno già risposto, ad alcune sirene. Come si fa, a resistere? “E’ difficile.

“Capisco che in questo momento ci siano nazioni capaci di offrire cifre che noi come Federazione Italiana (Cina, USA, Russia, Giappone) non possiamo permetterci. Purtroppo è la legge dello Sport. Hanno una potenzialità di fuoco che noi non possiamo. Non potevamo pensare di passare indenni su questo passaggio, che ha riguardato Judo, Boxe, Calcio, Pallacanestro, Pallavolo”.

Il C.T. della Scherma azzurra ci consegna il proprio parere sulle scelte individualmente fatte e la strada intrapresa.

“Posso dire quello che penso personalmente. Sono profondamente nazionalista e mi trovo così bene nella mia federazione, all’interno della quale c’è anche mia figlia che accompagno alle gare; ragazzi che ho visto crescere da quando avevano 17-18 anni che adesso inseguono le gare assoluto. Farei molta difficoltà, e sarebbe quasi impossibile, vestire la divisa di un’altra nazione, e trovarmi di fronte i ragazzi che fino al giorno prima allenavo e il giorno dopo tifare contro di loro. Magari non sempre ma sono un fortunato, e mi reputo tale perché riesco a isolare il discorso economico da quello sentimentale. Non sempre mi reputo un fortunato ma qualche volta sì”, conclude con il sorriso. “Qualcuno, ogni tanto, ce lo portano via, al contrario”.