Decreto Fioramonti Università. La nostra Redazione riceve e pubblica questa lettera aperta, rivolta a note testate giornalistiche, scritta dagli studenti di alcuni Atenei telematici, in merito all’ultimo Decreto firmato dell’ex ministro Lorenzo Fioramonti.
“Egregie redazioni de Il Messaggero, Il Tempo, Il Foglio, La Repubblica, Il Sole 24 Ore, Il Corriere della Sera, La Stampa, La Provincia, Il Fatto Quotidiano, La Nazione, Il Secolo XIX, Il Mattino, Il Giornale, alla vostra gentilissima attenzione.
Sono passati sessantacinque anni dal giorno in cui Luigi Einaudi pubblicò “Prediche inutili” nel quale scriveva “un appello, a tratti accorato, contro la fretta di chi vuol fare per smania di fare, per ambizione, per impulso della folla, e non si cura della fondatezza delle proposte che avanza “ed esattamente questo il sentimento con cui si scrive dei fatti che seguono, nei quali migliaia di persone sono coinvolte direttamente, né a beneficio di queste né della comunità. In questi sessantacinque anni, quindi, niente è cambiato.
Il giorno 10 Gennaio 2020, il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi ha comunicato attraverso il suo sito la fine dei corsi di laurea triennale e magistrale di Psicologia delle università telematiche, dichiarandole “assolutamente incompatibili con la natura sanitaria della professione “poiché, grazie al decreto legge Lorenzin del 2017, la professione di Psicologo ha ottenuto la qualifica a professione sanitaria. Tale qualifica ha portato poi alla produzione del decreto ministeriale del 23/12/19, firmato dall’ex Ministro dell’Istruzione Fioramonti, il quale ha squassato un sistema che precedentemente prevedeva il suddetto corso di laurea essere a frequenza facoltativa e non sottoposto al giogo dell’ineleggibilità disciplina telematica. Ovviamente, in questa eliminazione rientrano anche i corsi di laurea triennale di Scienze dell’Educazione e la magistrale di Scienze Pedagogiche. In questa maniera, un numero imprecisato fra studenti telematici lavoratori e non frequentanti in generale, sia di istituti statali che privati, sono rimasti orfani di un’impalcatura che dovrebbe invece tutelarli in quanto figli di un progresso che ha dettato nuove regole – e le detta tuttora – sulle modalità didattiche in tutto il globo. Queste provano che l’istruzione tradizionale e quella telematica non si sottraggono tra loro, ma possono essere sommate come termini equi ed uguali di una scelta che si fa sulla base di infiniti fattori.
Tutti gli atenei statali maggiori, come ad esempio La Sapienza e la LUISS Guido Carli d Roma, Il Politecnico d Milano, l’Università di Trento, l’Università di Padova e molti altri ottimi istituti, infatti, anziché contrastare la crescente domanda di didattica online e la direttiva europea relativa, si sono adeguati alle nuove richieste dando strumenti che avrebbero potuto rendere l’istruzione fruibile anche a chi è impossibilitato a spostarsi per frequentare l’Università, facendola di conseguenza tornare ad essere un bene comune a cui tutti possono accedere e il mezzo per la realizzazione personale, se non anche per un proposito di affermazione sociale attraverso la laurea o per l’ottenimento di un titolo spendibile per altri scopi al di là del loro indirizzo.
Uno studio condotto dalla City City Square Associates, un team di ricerca marketing e consulenza strategica, prendendo in analisi circa 1.000 studenti telematici della Harvard Business School – la quale comprende una vasta gamma di corsi di laurea e-learning, come d’altronde ne erogano anche le Università di Yale Brown, Columbia, MIT, Stanford e Cornell, per citarne alcune – ha messo in luce come i benefici delle lezioni online siano effettivamente maggiori sul percorso di studi rispetto a quelli dei programmi erogati in aula. Addirittura, sempre negli USA, non è impossibile riuscire ad avere l’opportunità di frequentare corsi di laurea accreditati con didattica solo online o mista perfino in campo biomedico e farmaceutico, che da noi è severamente regolamentato, al contrario del nostro corso di laurea in Psicologia che non prevede nessun tirocinio formativo in corso d’opera e non è neppure lontanamente comparabile ad un corso di laurea prettamente scientifico ma che si ritiene debba essere blindato con numero chiuso, test d’ammissione a pagamento e frequenza obbligatoria.
Dal sito Social Psychology Network, infatti, è possibile visualizzare la quantità di corsi di laurea online previsti per Psicologia negli Stati Uniti, con una vasta scelta tra bachelor degrees, master degrees, doctoral programs e innumerevoli possibilità di scelta e combinazione tra le varie Università; va anche specificato che nello stesso Paese, secondo il Bureau of Labor Statistics, la domanda di assunzione per gli Psicologi è valutata in crescita tra il 2018 e il 2028 del 14%, una percentuale nettamente più alta rispetto a tutte le altre professioni. Nel Regno Unito invece, secondo uno studio del 2015 citato da Target Careers, il tasso di assunzione full time di Psicologi risulta più basso rispetto ad altri laureati nel loro campo specifico professionale, attestandosi ad un 45,9%, percentuale che si riferisce però solo agli Psicologi puri e non tiene conto dei laureati impiegati in settori collaterali o affini al loro indirizzo di laurea. La categoria generale corrisponde a un tasso di disoccupazione complessivo del 6,2%, oltretutto figurando con punteggi percentuali mediamente uguali rispetto alle altre carriere. Dunque, mentre il mondo abbraccia la tecnologia e la rende effettivamente un punto d’incontro tra desideri, competenze ed esigenze, in Italia si tende ancora a creare una pira per le aspirazioni degli studenti, fra test d’ingresso di dubbia necessità, numeri chiusi, obblighi di frequenza, burocrazia lenta, ingarbugliata e costosa.
A giudicare dalla risposta avuta da molti professionisti del settore psicologico sui social sembra anche che l’idea dell’e-learning sia ancora associata a concetti come “laurea facile”, “esami a crocette” studio sintetico e insufficiente”- fino ad essere addirittura paragonati ai cartomanti e ai ladri – sebbene invece l’applicazione del sistema e-learning sia palesemente migliorata dai tempi degli esordi, offrendo una didattica completa, tranquillamente comparabile a quella delle altre Università, con professori competenti, lezioni e programmi esaustivi esami in sede, possibilità di contattare tutor e insegnanti e un sistema burocratico amministrativo che funziona, come testimoniano le classifiche Anvur, senza contare i numerosi vantaggi più concreti delle telematiche che annullano i costi di affitti studenteschi, trasferimenti costosi, abbonamenti a mezzi, e tutte le altre spese connesse, oltre che per la ovvia comodità di poter lavorare parallelamente agli studi. All’occhio esterno sembra quasi che l’Italia sia refrattaria alle modernizzazioni, al cambiamento, o più in generale al deporre certe istituzioni anacronistiche che suonano fuori tempo e che contano sul loro monopolio del mercato del lavoro e dell’istruzione, anziché avanzare in favore di un approccio più fluido e veramente democratico, di massimizzare finalmente il profitto con una popolazione altamente qualificata e preparata, livellando finalmente le differenze inconsistenti. C’è da sottolineare che a differenza di nazioni vicine come il Regno Unito, o lontane come gli Stati Uniti, ad esempio, nelle quali l’Ordine professionale ha una funzione esclusivamente di regolamentazione etica e deontologica, l’Ordine degli Psicologi italiano ha una funzione assimilabile a quella sindacale, quindi capace di una certa autonomia decisionale.
Dal comunicato da cui si apprende l’infausta notizia della chiusura dei corsi di laurea telematici di Psicologia si ha ben chiara anche la netta distinzione a cui l’Ordine stesso sottopone i suoi stessi discepoli: il presidente del CNOP Fulvio Giardina infatti si è lanciato in una estatica quanto lesiva dichiarazione – senza alcuna prova a sostegno della sua insinuazione – nella quale dice “una importante vittoria per la professione [quella di aver reso illegittimi i CdL telematici], i nostri sforzi d ridare dignità alla formazione sono stati premiati” sottolineando implicitamente come non sia dignitoso studiare in un ateneo telematico, come non sia dignitoso non poter frequentare un ateneo statale o privato con lezioni frontali obbligatorie, come non sia dignitoso non avere la possibilità di farsi mantenere dai genitori per poter decidere del proprio futuro e autodeterminarsi.
In ogni caso, qualunque sia la spiegazione dietro alla dichiarazione del presidente e relativo monolitico passo indietro fatto grazie al decreto, noi, studenti telematici di triennale e magistrali psicologiche, cioè coloro che dovranno fare i conti con le conseguenze, questa dignità di cui parla il presidente Giardina non l’abbiamo mai persa, pur consci che saremo sempre considerati le leve di serie B della professione, e ci auguriamo che un giorno possano tutti quanti godere di questo privilegio.
Intendiamo non cedere nel mantenere il diritto all’istruzione libera, consapevole e alla portata di tutti, senza distinzioni od ostacoli burocratici, e a sostenere i Magnifici Rettori delle Università telematiche nella faida scatenatasi. Nel frattempo ci rimettiamo sui libri e lasciamo passare queste “prediche inutili”. “
Gli studenti degli Atenei telematici
Università degli Studi Guglielmo Marconi
Università degli Studi Niccolò Cusano
Università Telematica Pegaso