La senatrice Stefania Craxi (FI) ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano. Stefania Craxi (FI): “Renzi cita mio padre? Se da cattocomunista malato di presentismo comincia a rivedere i suoi giudizi non posso che giudicarlo positivamente. Ma se voleva paragonarsi a mio padre ha sbagliato. Purtroppo i nodi politici posti da mio padre in quel discorso non sono mai stati affrontati, per questo il sistema è in crisi”
Nel suo intervento in Senato Matteo Renzi ha citato un discorso di Bettino Craxi
“Renzi è un leader malato di presentismo, che ha sempre considerato la storia un orpello inutile, intriso di cultura cattocomunista che lo fa essere giustizialista e paradossalmente lo è stato anche in questo discorso –ha affermato Craxi. Se Renzi comincia a capire cosa è stato Craxi e a rivedere i suoi giudizi certamente non lo posso che valutare come un fatto positivo. Se invece sottintendeva paragonarsi, la drammaticità e la tensione morale di quel discorso sono imparagonabili. Il discorso di Craxi non fu una chiamata di correo. Fu un discorso tutto rivolto al futuro. Craxi in quel discorso pone sul tavolo della politica dei nodi che continuano ad essere irrisolti. Se si affrontassero questi temi finalmente si comincerebbe a fare i conti con Craxi anziché liquidarlo con una semplice battuta. Il nodo Renzi non lo scioglie, non si può essere garantisti a giorni alterni. Dopodichè Renzi pone un problema dell’autonomia della politica, un tema molto importante che non meritava l’aula sonnacchiosa e distratta di ieri. Se ci fosse consapevolezza si potrebbe trovare una soluzione a questa crisi di sistema. Ma continuo a vedere politica e informazione parlare solo delle prossime elezioni, non le vedo interrogarsi sulla sostanza del problema. Stiamo ancora discutendo della legge elettorale, non si può affidare alla legge elettorale l’organizzazione del sistema politico. Bisogna decidere di dare a questo Paese una democrazia governante, che possa dare risposte rapide alle esigenze del Paese. Il vuoto politico ha portato un Paese che non ha una bussola sulla politica internazionale, un Paese che non ha una politica industriale, che non ha una giustizia degna di questo nome, che viene usata come una clava contro l’avversario politico. Definire il populismo di oggi è complicato, certamente è una reazione ad una globalizzazione selvaggia che ha provocato grandi disuguaglianze. Ma io il populismo non lo leggo come un fatto negativo per sé. Avere un’agenda populista che rispetta le paure del popolo è giusto, il problema è che a queste paure e queste domande del popolo bisognerebbe dare delle risposte efficace”.
Sul voto in Gran Bretagna
“Il voto inglese va letto molto bene. E’ vero che Johnson ha vinto contro un avversario massimalista e non convincente, ma i partiti anti-Brexit sono andati bene, soprattutto in Scozia. E questo rischia di creare seri problemi nel Regno Unito. Quindi non è un voto pro-Brexit”.