Mes, Alessandro Zavalloni, segretario nazionale di Fegica Cisl, la Federazione dei gestori di carburante e affini, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano: “Aumentare clausole di salvaguardia vuol dire mettere una cambiale per il futuro, lasciare a chi verrà un debito virtuale, da coprire per le prossime finanziarie. Aumentando le clausole prima o poi potrebbero diventare talmente troppo alte che, in tutto o in parte, i prossimi governi potrebbero non riuscire a disinnescarle. Non abbiamo bisogno di assistenza, ma di serietà e riforme. Circa il 30% del carburante distribuito in Italia è clandestino.
Riguardo le clausole di salvaguardia sulle accise sulla benzina
“Questo sostanzialmente vuol dire mettere una cambiale per il futuro, lasciare a chi verrà un debito virtuale, da coprire per le prossime finanziarie –ha affermato Zavalloni-. Prima o poi qualcuno immaginerà e spiegherà che aumentare le accise è necessario, virtuoso. Aumentando le clausole prima o poi potrebbero diventare talmente troppo alte che, in tutto o in parte, i prossimi governi potrebbero non riuscire a disinnescarle. Se aumenta il costo di un prodotto è chiaro che le persone cercano di fare a meno dell’automobile. Questo significa diminuzione dei consumi, per noi significa meno lavoro e anche lavorare male perché poi le persone non è che se la prendono col Ministero dell’economia, se la prendono con noi benzinai che guadagniamo 2 centesimi al litro. La preoccupazione nasce dal fatto che antichi vizi non solo vengono ripetuti, ma vengono addirittura enfatizzati. La mancanza di serietà è ancora più grave dell’aumento delle accise”.
Problemi dei distributori
“Noi non siamo in cerca di aiuti, ma di una politica che dia degli indirizzi e faccia delle riforme. Non abbiamo bisogno di assistenza, ma di serietà e riforme. L’obiettivo che il Paese si era dato era di aumentare la concorrenza, ma diminuire i punti vendita. Il problema è che aprendo il mercato, liberalizzando, invece di dare quel giusto impulso alla concorrenza abbiamo imboccato una strada in cui la mancanza di regole, l’allentamento delle maglie della rete del piano regolatore, ha consentito anche in questo settore l’aumento di ogni tipo di forma di illegalità. Circa il 30% del carburante distribuito in Italia è clandestino. Questo comporta non solo un danno erariale, ma certamente è un danno legato anche alla qualità del prodotto su cui non c’è controllo”.