Antonio Di Pietro è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.
Interruzione della prescrizione e la riduzione dei tempi del processo
“Sono due gambe dello stesso corpo –ha affermato Di Pietro-. Il corpo cammina bene se tutte e due le gambe sono efficienti, se una gamba la fai funzionare e una no ti ritrovi con un’anatra zoppa . Bisogna innanzitutto valutare di cosa stiamo parlando, cioè che la prescrizione si interrompe dopo il primo grado e funzionerà dal 2024. Quindi se vogliono ridurre i tempi processuali il tempo per farlo ce l’hanno. Non è sufficiente interrompere la prescrizione per far funzionare la giustizia, ma è necessario interromperla. I processi una volta che iniziano si devono fare, dopodichè chi non fa le leggi per far finire i processi nei tempi giusti è responsabile di non averle fatte. Ma da qualche parte bisogna iniziare, se no c’è sempre la scusa per non fare niente”.
Riguardo la sua esperienza da ministro nel governo Prodi
“Salii le scale convinto di andare al ministero della Giustizia, poi scendendo le scale mi sono trovato a quello delle infrastrutture. Chi non mi ha voluto alla Giustizia? Mi avvalgo della facoltà di non rispondere” ha dichiarato Di Pietro.
Riguardo l’inchiesta su Open e il dibattito sul finanziamento ai partiti
“Il sistema delle fondazioni così come è strutturato attualmente ha dei buchi enormi. Alcune fondazioni vengono utilizzate per occultare patrimoni o utilizzare patrimoni non trasparenti. Non sono certo amico di Renzi, però bisogna essere obiettivi. Non ho ancora capito quale sia la violazione della legge da parte di Renzi. Se dovessimo uscire dal binario per cui il magistrato si deve occupare del reato solo dopo che è stato commesso si corre il rischio di affidarsi ai magistrati per risolvere i problemi che dovrebbe risolvere la politica. La politica deve fare una legge di trasparenza sulle fondazioni”.