Norina Matuozzo è una vittima di femminicidio. A ucciderla, il 2 marzo scorso, nella casa dei suoi genitori a Melito, nel napoletano, il marito, Salvatore Tamburrino, camorrista fedelissimo del boss latitante Marco Di Lauro. Norina aveva 33 anni, era mamma di due bambini, una femmina di 14 anni e un maschio di 7. Marika Matuozzo, la cugina di Norina, a Radio Cusano Campus, nella trasmissione “Cosa succede in città”, condotta da Emanuela Valente, racconta la storia di Norina e chiede, a nome della famiglia, giustizia per la giovane donna. Giustizia perché la sua morte è passata in secondo piano. Salvatore Tamburrino dopo averla uccisa con tre colpi di pistola si è costituito e, grazie alle sue rivelazioni, ha permesso la cattura del boss Marco Di Lauro, il secondo latitante più pericoloso dopo il mafioso Matteo Messina Denaro. Un arresto che ha avuto un forte risalto mediatico e che ha oscurato l’omicidio di Norina.
La famiglia di Norina Matuozzo chiede giustizia
“Ci teniamo a dire che Norina non c’entra nulla con la camorra. Noi siamo una famiglia perbene. Il marito deve essere giudicato per l’omicidio e non per i suoi crimini con la camorra. Noi stiamo combattendo perché Norina abbia giustizia, combattiamo affinché Tamburrino non abbia sconti di pena o privilegi in quanto collaboratore di giustizia. Chiediamo che sia condannato all’ergastolo. Certo non riavremo la nostra Norina ma vogliamo che lui sconti la pena fino alla fine dei suoi giorni”.
La protezione dei bambini
“I bambini sono con i genitori di Norina, in una località segreta. Li sentiamo qualche volta ma non possiamo vederli. I miei zii e i miei nipoti sono soli, lontani da tutti. Viviamo una situazione surreale, è come se i miei zii scontassero la pena mentre il colpevole di un crimine così grave viene tutelato dallo Stato. Si è capovolta la situazione. I miei zii non hanno il diritto di piangere la loro figlia al cimitero, lo Stato tutela più il colpevole che le vittime. Non capisco, è tutto sbagliato”.
La morte di Norina e la cattura del boss della camorra
“Nessuno ha pensato che dietro alla cattura del boss della camorra ci fosse l’omicidio di mia cugina. I bambini hanno perso la loro mamma, i fratelli una sorella e i miei zii la figlia. Tutti festeggiavano l’arresto del super latitante ma poche ore prima una donna veniva uccisa brutalmente da chi diceva di amarla”.
La separazione e l’omicidio
“Salvatore Tamburrino con noi era un’altra persona, non sapevamo niente. Norina era innamorata, diceva che aveva le farfalle nello stomaco. Ma era un amore malato. Per Norina separarsi dal papà dei suoi figli rappresentava un fallimento. Ma ha dovuto farlo. Dopo aver scoperto l’ennesimo tradimento ha deciso di lasciare il marito. Lo ha saputo dall’amante stessa del marito, i due hanno avuto una relazione di anni. Lei si è presentata a casa di mia cugina e le ha raccontato che Tamburrino continuava a cercarla, facendole vedere messaggi e video. Norina, a quel punto, ha maturato la decisione di andarsene di casa e con i figli si è rifugiata nella casa dei suoi genitori. Ma Tamburrinio negava e la cercava, le telefonava. Fino a quel 2 marzo, quando si è presentato a casa dei miei zii con l’intenzione di parlarle. Le ha detto che voleva andare fuori e che intendeva comunque vedere i suoi figli. Una conversazione avvenuta senza litigi. A un certo punto il marito ha tirato fuori la pistola e ha sparato tre colpi di pistola. In casa c’erano i miei zii, la sorella di Norina con il figlio e i bambini di Norina”.
Le fiaccolate a Secondigliano per chiedere giustizia
“Nonostante l’invito al quartiere a scendere in piazza, i partecipanti erano solo qualche decina. Quando si parla di camorra la gente ha paura. Lo capiamo. Ma iente e nessuno potrà fermare la nostra battaglia per Norina”.