Marco Nacchia, proprietario del Baraka Bistrot, locale del quartiere Centocelle di Roma, devastato da un incendio doloso proprio pochi giorni fa dopo aver espresso solidarietà alla libreria La Pecora Elettrica anch’essa finita nel mirino dei malviventi che le hanno dato fuoco per ben due volte, è intervenuto a Un Giorno Da Ascoltare per raccontare quello che è accaduto e che sta accadendo nel quartiere e in particolare al suo locale che aveva inaugurato solo due mesi fa.

L’incendio doloso

“Le immagini che abbiamo io e mia moglie di quella notte in cui abbiamo visto il locale completamente distrutto non ce le toglierà mai nessuno dalla testa, siamo stati colpiti in maniera totalmente inaspettata e ci è cambiata completamente la vita: non dormiamo da due giorni, ci hanno arrecato un danno oltre fisico anche psicologico! Quella notte avevamo chiuso l’esercizio da poco tempo, non abbiamo fatto in tempo ad arrivare a casa che subito ci hanno chiamato per dirci che c’erano dei problemi al locale e così ci siamo subito precipitati a vedere cosa fosse successo. Abitiamo a 700 metri dal locale quindi stavano proprio aspettando che chiudessimo per agire in quel modo.”

Il clima del quartiere

“Tra noi commercianti si ha la stessa sensazione di paura, ci sono persone che stanno in zona da molto più tempo e si dice che un clima di violenza come in questi ultimi tempi non si era mai respirato. Mi ricordo tutte le pratiche burocratiche che ho dovuto affrontare per avere tutto in regola, per me e la mia famiglia quel locale era un sogno ed è finito tutto così! A Centocelle si respira un’aria molto pesante, tra i commercianti e tra i cittadini!”

La solidarietà delle Istituzioni

“Ho sempre avuto fiducia nelle autorità: molti politici si sono fatti avanti promettendo aiuti di ogni tipo ma io dico che occorre passare ai fatti nel più breve tempo possibile. Mi ha chiamato anche la sindaca Virginia Raggi esprimendo vicinanza, speriamo che queste vicende non vadano nel dimenticatoio. Capisco che loro devono badare a questioni più grandi di me ma la questione interessa tutto in quartiere non solo me singolarmente, interessa Roma in generale. A noi gente normale ci sembra tutto assurdo, siamo tutti ancora molto confusi e ancora non sappiamo il perché di questi gesti. La Magistratura farà il suo corso, noi vogliamo solo non essere abbandonati! Ad oggi la mia decisione è di non aprire più il locale anche se un eventuale aiuto mi farebbe riflettere di più. Intanto molte persone di tutta Italia ci stanno scrivendo per esprimere solidarietà, non me lo sarei mai aspettato e mi fa enormemente piacere!”