Scorta Segre, Dureghello (Pres. comunità ebraica Roma): “La scorta a Liliana Segre è il fallimento di tanti anni di cultura europea. Il Paese sembra andare alla deriva su questi temi. Liliana dovrebbe essere un esempio inattaccabile, un eroe nella percezione, invece ci troviamo a doverla proteggere dagli odiatori seriali che non si vergognano nemmeno di nascondersi, allora andiamoli a prendere”
Ruth Dureghello, Presidente della Comunità ebraica di Roma, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.
Sulla scorta a Liliana Segre dopo gli insulti e le minacce ricevute. “Dal mio punto di vista questa vicenda ha un significato grave –ha affermato Dureghello-. Liliana non è soltanto la senatrice nominata per testimoniare la memoria, Liliana è chi la memoria l’ha sofferta sulla sua carne, nella sua anima. E’ un modello, un emblema. E quando in un Paese democratico si arriva soltanto a immaginare, o peggio ancora a manifestare in maniera volgare e violenta minacce verso Liliana vuol dire che si è andati oltre. Il Paese sembra andare alla deriva su questi temi. Io vivo scortata da ormai più di 3 anni, così come altre personalità del mondo ebraico, e ringraziamo l’attenzione del Ministero e della prefettura. Liliana dovrebbe essere un esempio inattaccabile, un eroe nella percezione, invece ci troviamo a doverla proteggere dagli odiatori seriali che non si vergognano nemmeno più da nascondersi, allora andiamoli a prendere, andiamoli a stanare, perché dobbiamo continuare a subire tutto questo? L’elemento che cerchiamo di trasmettere ai ragazzi durante le visite ai campi di concentramento è che questi campi non sono comparsi all’improvviso. C’è stato un inizio, quando è iniziata una propaganda violenta contro gli ebrei di tutta Europa, quello era già uno sterminio. Doveva essere una responsabilità culturale comune, soprattutto dopo la 2° guerra mondiale, trasmettere questo ai giovani. In alcuni Paesi è avvenuto di più in altri meno. In Italia non c’è stata un’elaborazione culturale così forte della società su chi fossero davvero le vittime e i carnefici. Quando oggi un mago della tastiera si mette dietro un pc per sfogare la sua rabbia, spero che non abbia la contezza di cosa stia scrivendo quando offende Liliana Segre. Come me lo spiego? Per prima cosa c’è ignoranza, poi una crisi valoriale in termini assoluti, il fatto che i modelli a cui ci si ispira utilizzano sempre di più parole d’odio. Definiamo cos’è odio razziale, altrimenti viene tutto bollato come goliardia. Dalle parole ai fatti il passaggio è spesso brevissimo e incontrollabile. Il pericolo è il passaggio dall’essere spregiudicati a mettere la figurina di Anna Frank. I suprematismi e i suprematisti, cioè coloro che tendono a organizzarsi per riaffermare la supremazia di alcuni rispetto ad altri, non sono isolati di psicopatici. Il tema è fortissimo in tutta Europa. La scorta a Liliana Segre è il fallimento di tanti anni di cultura europea. Noi viviamo una condizione, ahimè, per cui dobbiamo ringraziare di essere protetti. Non è una condizione di sofferenza, ma di civiltà, perché l’Italia ha fatto scelte importanti per proteggere ciascuno di noi quando l’odio si è palesato. Ma poi non è che soltanto noi siamo le vittime, gli effetti di quest’odio si ripercuotono dappertutto. L’antisemitismo è il primo dei segnali di una società che sta perdendo i propri fondamenti e da lì ad altro il passaggio è inevitabile, è una cosa che riguarda tutti, attenzione a far pensare che sia solo un problema degli ebrei”.
Sull’astensione del centrodestra riguardo la commissione Segre. “Non voglio esprimere giudizi politici. Se dovessimo guardare il panorama politico a 360 gradi ne potremmo tirare fuori molte di cose che ci lasciano sgomenti. Il tema dell’astensione rispetto al voto sulla commissione d’odio in parlamento è stato un errore, perché si è anteposto un tema politico a un tema valoriale. Quella commissione rappresenta un impegno valoriale collettivo. Di fronte a quello che la senatrice Segre stava portando come sua missione all’interno dell’aula del Senato, tutti avrebbero dovuto favorire quel percorso. Altrimenti con l’astensione è come dire che di fronte a una sopravvissuta si può anche dire di no. Qualcosa si poteva sicuramente aggiustare, ma esiste la dialettica nelle sedi istituzionali, non si può passare all’astensione, al muro. Una brutta pagina della storia del nostro Paese”.