Francesca Re David, Segr. Gen. Fiom, è intervenuta ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano: “Scudo penale? Per pulire quell’area bisogna starci dentro, se non ci stai dentro rimane sporca. O decidiamo che l’acciaio non serve più, oppure bisogna produrre un acciaio pulito. Il problema non è che Mittal ci guadagni, è che faccia il piano ambientale mentre ci guadagna. La mia preoccupazione è che il governo, mettendo e togliendo l’immunità, offre a Mittal un alibi grande come una casa per non avere la responsabilità delle proprie azioni. Tutte le aziende di grandi dimensioni e di grande impatto ambientale in cui si è chiusa la produzione ci dicono che senza una produzione e gli investimenti rimangono bombe a cielo aperto”
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“I lavoratori e i delegati discuteranno su cosa fare e come mobilitarsi –ha affermato Re David-. Taranto è una città che da 10 anni sta dentro un frullatore. E’ una città in cui la siderurgia conta molto e che è in una situazione molto complessa. Naturalmente gli avvenimenti di questi ultimi giorni rigettano di nuovo in una condizione di incertezza sul presente e sul futuro e anche sul piano ambientale. Scudo penale? Lo scudo penale esiste dal 2015, quindi i commissari sono sempre stati protetti da uno scudo penale perché io non posso essere responsabile di quello che è avvenuto prima che io arrivo. Arcelor Mittal è un’azienda privata non è che viene solo per disinquinare ma anche per produrre acciaio. Se io entro dentro un edificio sporco avrò bisogno di un’ora di tempo per pulirlo o sono responsabile anche di chi ha sporcato prima? Nel cronoprogramma c’è scritto che entro il primo mese l’azienda non è responsabile, dopo il primo mese l’azienda diventa responsabile. Per pulire quell’area bisogna starci dentro, se non ci stai dentro rimane sporca. O decidiamo che l’acciaio non serve più, allora però non usiamo più niente che sia fatto d’acciaio, oppure bisogna produrre un acciaio pulito. Il piano industriale va esattamente in quella direzione. La mia preoccupazione è che il governo, mettendo e togliendo l’immunità, offre a Mittal un alibi grande come una casa per non avere la responsabilità delle proprie azioni. Tutte le aziende di grandi dimensioni e di grande impatto ambientale in cui si è chiusa la produzione ci dicono che senza una produzione e gli investimenti rimangono bombe a cielo aperto. Il problema non è che Mittal ci guadagni, è che faccia il piano ambientale mentre ci guadagna. I lavoratori sono più esposti, ma il tema è come si fa a rendere quell’impianto il meno inquinante possibile per i cittadini e per chi ci lavora? Bisogna fare degli interventi. Se tu non fai quegli interventi quel sito è inquinante per la città. Il tema della manutenzione ordinaria che nelle fasi di crisi viene abbassata mette i lavoratori a maggiore rischio”.