L’ex vicesindaco di Riace a Un Giorno Da Ascoltare su Radio Cusano presenta in anteprima il suo libro “Riace che incontra il mare” e svela qualche retroscena sul giallo dei Bronzi di Riace.

Riace che incontra il mare

Ho iniziato a scriverlo un paio di anni fa, ho dovuto anche modificare qualcosa visti gli ultimi eventi accaduti. All’interno ci sono eventi e fatti reali descritti attraverso metafore. Il romanzo mette in luce l’essenza più autentica del paese di Riace, divenuto famoso per i progetti di accoglienza dei richiedenti asilo e rifugiati e per la vicenda, politica prima e giudiziaria poi, del suo sindaco Mimmo Lucano. Molti sono stati i saggi scritti su Riace. Questo, invece, è un romanzo d’amore ed emigrazione, civiltà contadina e drammi personali di giovani come tanti. Le vicende legate all’accoglienza dei migranti rimangono sullo sfondo, rifuggendo il rischio di cadere nella retorica e nella partigianeria. La vicenda della famiglia di Cosimo è una storia di ordinaria emigrazione in Argentina nel secondo 900. Si dipana proprio nel Paese sudamericano laddove nasce il figlio Giuseppe, protagonista della seconda parte del romanzo. Non mancano i colpi di scena e una svolta tutt’altro che banale della vicenda. E’ un libro che dedico ai miei nonni. E’ rivolto ad un pubblico ampio e desideroso di conoscere una Riace vera lontano dai riflettori: ci sono però tutti i valori obbiettivi che hanno sempre contraddistinto la mia città.

Sulla situazione attuale di Riace

Dopo Mimmo Lucano le cose sono cambiate: Riace è diversa, è inutile nasconderlo. Ci sono sempre attenzioni rivolte alla mia città, i riflettori sono sempre accesi ma è venuto meno un po’ tutto. Non è la Riace di un tempo, ci sono le persone che sono rimaste e tengono in piedi alcuni laboratori ma non c’è più il mondo colorato di prima. Riace ora è in bianco e nero, piena di contrasti e sta rispecchiando quello che sta accadendo a livello nazionale. E’ veramente atroce assistere a tutto questo odio, è un problema di idee e la risposta corretta non è minimizzare certi eventi ma amplificarli affinché venga diffusa sempre meno rabbia!

Sul caso dei Bronzi di Riace

Ho un’idea molto chiara in merito anche perché tra i quattro ragazzi che all’epoca si buttarono in mare ci sono anche miei parenti. Quel ragazzo che all’epoca aveva tredici anni non ha scoperto i bronzi ma ha salvato i due reperti che erano in acqua. I documenti parlano chiaro: Mariottini parlava di un gruppo di statue non di una coppia quindi o sono tre o sono cinque. Bisogna pensare che quelli erano anni duri per l’attività illegale: è chiaro che il divagare, il non rispondere e il sorridere fa pensare che qualcosa da nascondere ci sia. Cosimo, uno di questi quattro ragazzi, ha salvato due bronzi, me lo ha detto quando abbiamo parlato e mi raccontò di quelle notti in cui sentivano i motori con puzza di bruciato e ciò vuol dire che nelle notti precedenti il ritrovamento qualcosa stava capitando. Il giorno dopo lui si butta in mare e vede questo braccio uscire dalla sabbia: anche questo è “Riace che incontra il mare”.