Banche. Letizia Giorgianni, presidente dell’Associazione vittime del salvabanche, ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.
Sono stati affissi nella città di Bari dei mega manifesti a sostegno degli azionisti che vivono momenti drammatici di incertezza riguardo i propri risparmi. La campagna di sensibilizzazione è stata realizzata dall’Associazione Vittime del Salvabanche. “Abbiamo iniziato a interessarci alla situazione di 70mila soci della banca popolare di Bari, quasi tutti risparmiatori convinti di investire i propri risparmi in azioni dell’istituto stesso -ha affermato Giorgianni-. Qui si continua ad ignorare il problema del sistema bancario italiano, nonostante gli ultimi salvataggi nulla è stato fatto. Da Banca Etruria in poi non è stata applicata nessuna norma a tutela del consumatore. Questi amministratori non sono i proprietari delle banche, devono semplicemente amministrarle. Bisognerebbe fare una profonda riflessione su quello che è il sistema bancario oggi, sugli organismi di controllo, sui poteri di Bankitalia. C’è qualcuno che ha il coraggio di fare una profonda riflessione anche sul meccanismo di Bankitalia? Su come funziona la Consob? Anche su banca popolare di Bari Bankitalia ha più volte sollecitato un cambio di management eppure all’ultima assemblea è andato via il presidente ed è subentrato il nipote”.
Sulle minacce all’associazione vittime del salvabanche. “All’inizio ho subito minacce personali, tant’è che nessuno sa dove abito perché non l’ho mai detto. Alla sede legale dell’associazioni sono arrivate cose molto interessanti, ex dirigenti di banca che mi hanno aiutato ma anche tante minacce. Io cerco di rimanere sotto i riflettori perché finchè sono sotto i riflettori non mi arrivano ritorsioni”.
Sui rimborsi per le vittime del salvabanche. “Per accedere ai rimborsi, il governo gialloverde aveva strutturato un portale che però non funzionava bene. Si è partiti in forte ritardo. Il problema è che le risorse messe a disposizione erano 1 miliardo e mezzo in 3 anni. Non avendo erogato fondi nel 2019, le risorse messe a disposizione per il 2019 non sono state rimesse da nessuna parte quindi al momento anziché 1 miliardo e mezzo c’è 1 miliardo”.