L’ex presidente della Camera Fausto Bertinotti è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.

 

Sul risultato delle elezioni in Umbria. “C’è un aspetto decisivo che è il crollo in quarto di secolo di un intero sistema socioeconomico e politico –ha affermato Bertinotti-. L’Umbria aveva a Terni l’acciaieria, a Perugia la Perugina occupava 4mila lavoratori, oggi questi 4mila sono ridotti a 600 persone. La crisi ha investito la Regione in maniera potente. Quel tessuto che favoriva il processo di emancipazione, con lotte e la presenza di partiti e sindacati, si è infranta. Il Partito comunista, quello socialista e i sindacati erano un presidio sociale che aveva raccolto anche un’identità cattolica, oserei dire francescana. I sindaci e i governatori in Umbria erano uomini e donne di popolo, avevano esperienza, rapporto con il popolo, erano la manifestazione sul piano amministrativo di quella storia. Poi c’è stata una mutazione genetica dei partiti che sono diventati dei ceti amministrativi, che quando governano per mezzo secolo senza alternanza si logorano. Nella storia di questo quarto di secolo una mutazione radicale ha spazzato via la sinistra storica, questo è il motivo per cui molti operai oggi votano Lega. Il popolo è stato abbandonato e ha cambiato strada. Salvini intercetta il consenso per due ragioni. La prima ragione è il crollo dell’altro. Quello stesso terreno era stato prima occupato dal M5S che poi però ha perso i consensi alla prova del governo. Inoltre oggi la Lega sul terreno nazionale è molto forte, anche favorita dagli errori clamorosi degli avversari. In Umbria lo scandalo sanità ha influito come segnalatore d’incendio, è diventato la riprova che quel mondo che vedeva le sinistre vincenti non c’era più”.

Sul governo gialloverde e l’alleanza PD-M5S. “E’ un’alleanza scarsamente convincente sul piano culturale e politico. Mi pare peggio la toppa del buco. La cosa che trovo sorprendente è che non si prenda il toro per le corna. Le corna sono costituite dal fatto che la sinistra politica è morta, sopravvive a se stessa, cammina perché nessuno glielo dice che è morta. La sinistra c’è nella vita, ma è morta nella sua rappresentanza politica. Bisognerebbe ripartire da zero. Ci dovrebbe essere un soggetto che si interroga sul destino dell’Italia e dell’Europa nel nostro tempo, non fare un governicchio”.

 

Sul no del governo alla patrimoniale. “Al governicchio corrisponde una manovricchia. Non è un’impossibilità, è un’impotenza della politica. Non si può parlare della tassazione delle rendite, delle grandi ricchezze. Ogni volta che qualcuno propone un obiettivo importante il riflesso condizionato che emerge è che non ci sono i soldi”.

Joker leader degli ultimi. “Il film Joker è tanto terribile quanto splendido, porta in luce la tesi radicale: questo è un sistema di violenza sistematica e diffusa, una violenza che colpisce soprattutto i più deboli, i più fragili. Questa violenza così implacabile non accetta altra reazione che quella uguale e contraria di chi ha subito la violenza, da in ginocchio si ributta in piedi e con la stessa violenza affronta questo sistema. Questo circolo chiuso è il risultato della scomparsa della politica dalla scena, la politica sarebbe l’unica in grado di rompere questo cerchio. Joker per rompere questo cerchio, non avendo riscontro nella politica, utilizza la violenza e diventa un capobanda”.