Domenico Pianese, Segretario generale del sindacato di polizia Coisp, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano: “Roma non è Gotham City, ma rispetto agli anni 90 c’è meno presenza delle forze dell’ordine sul territorio. Abbiamo gravi carenze d’organico, noi oggi facciamo festa se riusciamo ad avere 20 volanti che girano di notte a Roma. Qui ci sono responsabilità della politica. Poi abbiamo un altro versante che è quello dei sistemi criminali che agiscono nella capitale. Si sono creati dei sistemi criminali che sono autonomi gli uni dagli altri, per noi è più difficile l’individuazione dell’organizzazione da abbattere. Uso social degli agenti? Abbiamo un personale in età avanzata, giusto che ci siano percorsi per avere maggiore dimestichezza e consapevolezza dei social. Diffondere l’attività lavorativa di un agente può far nascere qualche problema, che non riguarda l’esercizio della libertà di pensiero e di parola, ma riguarda la tutela di se stessi e dei nostri colleghi. Quando postiamo qualcosa su un social e anche quando chattiamo con altre persone sui gruppi whatsapp, da quel momento perdiamo il controllo di quei messaggi e non sappiamo dove vanno a finire”
Il capo della polizia Franco Gabrielli ha detto che Roma non è Gotham City
“Il paragone fatto da Gabrielli è stato molto efficace per rendere l’idea. Roma non è Gotham City, però rispetto ai sistemi di controllo del territorio tra il 90 e il 95, quando a Roma c’erano almeno 40 volanti nel turno di notte, c’è stata un’involuzione. Oltre la legge Madia che ha tagliato gli organici delle forze di polizia perché qualcuno ha pensato che fossero troppi. Ma anche rispetto ai tagli d’organico, siamo ancora sotto organico. Mancherebbero ancora 11mila poliziotti. Noi oggi facciamo festa se riusciamo ad avere 20 volanti che girano di notte a Roma. Qui ci sono responsabilità della politica. Poi abbiamo un altro versante che è quello dei sistemi criminali che agiscono nella capitale. Si sono creati dei sistemi criminali che sono autonomi gli uni dagli altri, non c’è più la grande organizzazione criminale che controlla i territori e ‘disciplina’ le attività criminali, ma ci sono una serie di bande spesso formate da ragazzi molto giovani. Un po’ quello che è avvenuto anche a Napoli. E’ anche per noi più difficile l’individuazione dell’organizzazione da abbattere. Il caso dell’omicidio di Luca Sacchi fuoriesce dalla normalità. Ammazzare un ragazzo sparandogli in testa per rubare dei soldi è qualcosa di una gravità assoluta. Pensiamo anche a quanto accaduto a Manuel Bortuzzo o al nostro collega Yuri a Tor Bella Monaca. Ci sono eventi che lasciano presagire un segnale che è tutt’altro che positivo per la gestione della sicurezza pubblica a Roma. Chiediamo al governo che faccia il proprio dovere e si impegni per la sicurezza dei cittadini e degli appartenenti alle forze di polizia”.
Gabrielli, con una circolare, ha invitato gli agenti ad avere maggiore cautela sui social network
“Circa un anno fa a Roma abbiamo fatto un convegno sull’uso consapevole dei social network per gli uomini in uniforme –ha affermato Pianese-. Un problema sostanziale c’è. C’è una formazione delle forze di polizia che vede un’età media abbastanza avanzata, tra i 45 e i 55 anni, non siamo giovanissimi quindi abbiamo probabilmente la necessità di migliorare la dimestichezza nell’uso delle nuove tecnologie. Le insidie nascoste nell’utilizzo dei social network devono essere chiare a tutti. Chi effettua una particolare professione deve avere delle particolari cautele. Diffondere l’attività lavorativa di un agente può far nascere qualche problema, che non riguarda l’esercizio della libertà di pensiero e di parola, ma riguarda la tutela di se stessi e dei nostri colleghi. Un percorso per aumentare la consapevolezza in questo senso è sicuramente da fare. Quando postiamo qualcosa su un social e anche quando chattiamo con altre persone sui gruppi whatsapp, da quel momento perdiamo il controllo di quei messaggi e non sappiamo dove vanno a finire”.