Gianfranco Rotondi, deputato di Forza Italia, Presidente della fondazione Democrazia Cristiana, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano: “Conte democristiano? Per la prima volta un Presidente del Consiglio ha rivendicato la cultura democristiana anziché esorcizzarla. Conte è capace di comunicare a un mondo che non trova più chi lo comprende, perché la seconda Repubblica è nata sulla rimozione della DC. In Italia c’è un ceto politico che si è formato nei talk show violenti e sa fare solo campagna elettorale. Quando uno propone un modo di essere diverso inizialmente viene escluso dalla macchina mediatica, poi dopo un po’ comincia ad attrarre interesse e alla fine può prevalere. I giornali, la rete ascoltano solo il Paese incazzato. Quindi questo Paese incazzato parla da solo. Il Paese che non è incazzato vale il 75% a livello elettorale. A Conte ho consigliato di parlare con Renzi e Berlusconi perché solo una nuova stagione di unità nazionale può difendere il nostro Paese. Sarebbe un errore buttare l’esperienza berlusconiana nelle fauci del sovranismo anziché spenderla in una nuova fase di unità nazionale”.
Sulla visita di Conte ad Avellino
“Noi abbiamo chiesto a Conte di venire a ricordare un grande democristiano come Fiorentino Sullo –ha affermato Rotondi-. Avellino è una città simbolica, perché di Avellino erano tanti dirigenti della DC. Ieri c’erano tanti democristiani in una città di tradizione mai smentita. Il presidente Conte ha fatto un discorso di caratura culturale molto elevata e ricco di citazioni appropriate, capace di comunicare a un mondo che non trova più chi lo comprende perché la seconda Repubblica è nata sulla rimozione della DC. Tutti i partiti della seconda Repubblica precisavano di non essere democristiana. Per la prima volta un Presidente del Consiglio rivendica quella cultura anziché esorcizzarla. Conte è un professore, ma non è calzante il paragone tra lui e Prodi. Prodi, pur essendo uno che viene dalla DC, non ha mai rivendicato quell’appartenenza e non ha mai detto che la DC poteva avere un futuro, cosa che invece Conte ieri ha fatto. A Conte danno del democristiano con accezione negativa? In Italia c’è un ceto politico che si è formato nei talk show violenti e sa fare solo campagna elettorale. Quando uno propone un modo di essere diverso inizialmente viene escluso dalla macchina mediatica, poi dopo un po’ comincia ad attrarre interesse e alla fine può prevalere. Questo vale per Conte così come può valere per altri. I giornali, la rete ascoltano solo il Paese incazzato. Quindi questo Paese incazzato parla da solo. Il Paese che non è incazzato, che lavora, produce, respinge gli slogan, non si fa incasellare in questo giochino, vale il 75% a livello elettorale”.
Su Renzi
“Ho grande stima di Renzi che questa estate ha avuto la velocità dello statista. Ha capito che andare alle elezioni significava mettere il Paese in mano a Matte Salvini che voleva pieni poteri e avrebbe portato il Paese in un isolamento internazionale. Renzi ha avuto il sangue freddo di dire: l’aereo sta crollando, o noi prendiamo il comando ed evitiamo lo sbando, oppure ci schiantiamo. Ora Renzi però non deve diventare il signor no del governo. A Conte ho consigliato di parlare con Renzi e Berlusconi perché solo una nuova stagione di unità nazionale può difendere il nostro Paese. Sarebbe un errore buttare l’esperienza berlusconiana nelle fauci del sovranismo anziché spenderla in una nuova fase di unità nazionale”.