Neet: non lavorano, non studiano ed evidentemente hanno perso fiducia e speranze nel futuro. L’Italia è il primo paese dell’Unione Europea con la più alta quantità di giovani in ozio.

Il fenomeno

“Il dato è impressionante, trovo sia un fenomeno di enorme esclusione sociale: manca l’ascolto, la capacità di parlarsi. Vale anche per il problema del bullismo e altre questioni simili – ha spiegato Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia, a Tutto in Famiglia, su Radio Cusano  Campus – c’è una notevole incapacità di fare sistema. Oggi, i genitori sono presi da situazioni, impegni, e problemi di varia natura, tanto da non relazionarsi coi figli.”

Il progetto pensato per aiutare i neet e migliorare la situazione dei territori

Neet Equity: questo il nome del progetto rivolto a loro, va avanti da qualche tempo e scade nel 2020. “Si rivolge a 300 ragazzi d’età compresa tra i 15 e i 23 anni e vuole migliorare la capacità dei territori di creare politiche attive – così Iacomini ha raccontato l’iniziativa rivolta a loro, unica in Italia finalizzata ad arginare il problema – mancano spazi d’ascolto e partecipazione. In tempi di bilanci la politica dovrebbe dare un occhio a questa situazione.”

L’Italia che vogliamo

Il nostro paese dovrebbe cambiare mentalità, basta pretendere dai giovani conoscenze importanti per dare loro concrete opportunità di lavoro. “Sogno un paese dove questi ragazzi possano partire dal presupposto di dire io non conosco nessuno e accedere ugualmente al posto di lavoro che meritano. Non nascondiamoci, bisogna conoscere l’amico dell’amico dell’amico per ottenere qualcosa. I ragazzi vanno aiutati ad uscire da logiche simili – così si è congedato il portavoce Iacomini – bisogna far emergere il talento. Chi ha talento riesce più tardi degli altri, ma riesce. Bisogna scalfire la cultura della conoscenza per ottenere un posto di lavoro, è questa la battaglia culturale che dobbiamo compiere.”

Ascolta qui l’intervista integrale