Governi disegna e pennella “Il volo dell’Airone”, romanzo dedicato a Fausto Coppi, “Il Campionissimo”
Alla Galleria Colonna (già intitolata ad Alberto Sordi) il popolare letterato sportivo e cantore di Totò, Anna Magnani e i giganti di Cinema e TV, ha presentato, con Auro Bulbarelli e Stefano Coletta (direttore della Terza Rete) a introdurre, un’opera speciale, per il più grande ciclista di ogni tempo
Giancarlo Governi, Il Volo dell’Airone, dedicato a Fausto Coppi. Non hai scelto un tema qualsiasi. Qual è l’eredità più profonda lasciamo, alle altre generazioni, del Campionissimo?
“Beh, è una storia straordinaria, che ha segnato uno dei tempi più importanti, del nostro Paese, che sono quelli del dopoguerra, soprattutto, quando l’Italia volava sulle ali dell’Airone”.
Quanto tempo c’è voluto per costruire il tuo disegno, di Fausto Coppi?
“E’ un romanzo e prima mi sono impadronito della sua biografia ripresentandola filtrata attraverso la mia fantasia, il mio modo di raccontare. Ho cercato di far rivivere i personaggi, e la sua storia”.
Tu sei la maglia rosa nel racconto di campioni, giganti e titani del Cinema, in particolare. E’ stato complicato ai livelli di Totò e Anna Magnani, parlare di Fausto Coppi. O è stato più semplice, perché lo Sport è argomento più morbido, per certi temi?
“I personaggi sono complicati tutti, sia Totò sia Fausto Coppi: il segreto è riuscire a penetrare dentro la loro anima, dentro la loro storia, nelle storie vicende personali. Che sono quelle che alla fine interessano di più al pubblico. Se un personaggio non ha una biografia interessante a me non interessa proprio, non lo racconto. Può essere anche il più grande attore del mondo…”.
Hai scelto Coppi, uno non facile, da trattare. E’ uno che bisogna tramandare ai prossimi decenni, ai prossimi secoli. E’ come Mozart”
“Il problema è quello della memoria. Perché un popolo senza memoria non ha avvenire, non ha nemmeno il presente, secondo me. E’ un popolo senza radici. E quindi non sa chi sono i loro padri, chi sono stati i loro nonni. Perché si trovano in questo paese, perché si chiama Italia; perché abbiamo una Costituzione, perché abbiamo una democrazia. Quanto sono costate”.
Che prezzo ha pagato Coppi nella sua vita privata…
“E che prezzo hanno pagato i loro padri e i loro nonni (riferito anche al fratello Serse, n.d.r.)”.
Abbiamo visto tanti amici del mondo dello Sport. Orsi, che ha fatto la storia delle giovanili della Roma per poi giocare in prima squadra nella Lazio. Abbiamo visto Auro Bulbarelli. Un bagno d’affetto nei confronti di chi, come te, quando scrive, è come se desse una pennellata.
“Mi fa molto piacere, ciò che stai dicendo”.
Ma Giancarlo Governi è pluridisciplinare perché è Sport, è Cinema, è Letteratura, e diversi, Sport…
“Sì, ma li racconto nella stessa maniera, sotto la stessa angolazione. Io con questo libro sono stato invitato in altri posti, a parlare di Ciclismo. Ma io dico sempre: per me il Ciclismo è finito con Bartali e Coppi. Il resto non mi è interessato”.
Uno spartiacque storico.
“Sì. Poi mi sono reinfiammato un po’ con Marco Pantani. Poi, quando l’ho visto in mezzo a due Carabinieri a Madonna di Campiglio è tutto finito”.
E’ calato il sipario? “Sì”, dice Governi con parecchia decisione e, nella fattispecie, con realistica malinconia.
Quante trasferte ti aspettano, per un libro così impegnativo?
“Io sono a disposizione. Spero tante”, conclude con il sorriso, il noto letterato e cantore di personaggi che hanno fatto la storia, autentica, di Cinema e Sport.
Tanto di cappello.