L’Avv. Gioacchino Genchi, esperto di informatica, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano. Gioacchino Genchi: “5g? Campagna di allarmismo insussistente. Io sono convinto che non spiino né gli americani con la Apple, né i cinesi con Huawei. Per monitorare un solo soggetto, come un mafioso o un pedofilo, occorrono tantissime risorse. Per ciascuno di noi servirebbero 4-5 spioni in servizio permanente che spiassero ogni nostra attività. Il rischio di spionaggio non attiene alla rete nella quale si veicola, ma al device. L’allarme lanciato dagli Usa? Il problema sostanziale è di mercato. Huawei ha investito in tecnologia e fa dei prodotti che ha superato la Apple. Oggi con il big data si governa il mondo perché quando io capisco cosa vogliono le persone, sono in grado di somministrargli i prodotti che vogliono e indirizzare anche le scelte politiche”
Sul 5g
“La sicurezza delle telecomunicazioni deve essere punto fermo per qualunque governo democratico, in quanto lì transitano i dati più importanti e sensibili. Cosa diversa è la campagna di allarmismo insussistente che si sta facendo sui pericoli della rete 5g. Se le reti sono vulnerabili, ce ne sono già 4, non capisco perché la quinta più avanzata dovrebbe essere più vulnerabili. Se Huawei può controllare gli apparati che produce e commercializza lo può fare anche Apple con IPhone, però che lo facciano gli Usa ci va bene perché siamo abituati. Io sono convinto che non spiano né gli americani con la Apple, né i cinesi con Huawei. Parlo con un’esperienza che non nasce in una facoltà accademica dell’Università, questa cosa a me l’ha insegnata l’università del marciapiede. Per monitorare un solo soggetto, come un mafioso o un pedofilo, occorrono tantissime risorse. Per ciascuno di noi servirebbero 4-5 spioni in servizio permanente che spiassero ogni nostra attività. Il rischio di spionaggio non attiene alla rete nella quale si veicola, la rete è il mezzo di trasporto. Il problema è il device, cioè lo smartphone che produce e genera i dati”
L’allarme lanciato dagli Usa
Il problema sostanziale è di mercato. Huawei ha investito in tecnologia e fa dei prodotti che ha superato la Apple. L’antitrust farebbe bene a intervenire perché in Italia è in atto una truffa colossale sul 5g, le compagnie telefoniche hanno annunciato, fanno gli abbonamenti, e poi non c’è la rete. Ho girato tutta Roma e non prende questa rete 5g, non sta neanche davanti al Quirinale. Noi non siamo spiati in tempo reale. Il problema si pone nella produzione dei dati che andiamo a fare: messaggi, email, accessi a determinati siti. Sono cose che hanno un valore. L’accesso alla cronologia web di un soggetto ha un valore pari ad almeno un Euro a click. Se io vado a vedere di acquistare un aspirapolvere su internet che posso anche acquistare da remoto, chiunque gestisca il mio provider e il browser con cui io faccio una ricerca già ha un patrimonio di informazioni. Loro riescono a stilare un profilo di ognuno di noi. Oggi con il big data si governa il mondo perché quando io capisco cosa vogliono le persone, sono in grado di somministrargli i prodotti che vogliono e indirizzare anche le scelte politiche. Oggi i dati sono il vero potere”