Giulio Cesare, con la regia di Daniele Di Salvo, è in scena al Globe Theatre fino al 6 ottobre. Tanti sono gli attori in scena, alcuni di loro sono ragazzi di talento alla prima esperienza di lavoro, altri sono affermati professionisti del teatro. 

Portare in scena testi di altissima attualità e cultura, e dare spazio a giovani di talento, è l’idea di teatro voluta dal direttore artistico Gigi Proietti. Ne abbiamo parlato con Melania Giglio, a Tutto in Famiglia, su Radio Cusano Campus. 

La performance

“Giulio Cesare è una performance coinvolgente e potente, sia da un punto di vista visivo che emotivo. Sono ventotto gli attori in scena. Si tratta di una produzione rara, da vedere – ha spiegato Melania Giglio – Gigi Proietti con Walter Veltroni hanno avuto un’ottima intuizione nell’ideare il Globe Theatre. Vengono offerte vere possibilità di lavoro a giovani attori, o a compagnie come la nostra dove non ci sono grossi nomi commerciali. Giulio Cesare è uno spettacolo necessario, per noi e per chi lo vede. Il regista, Daniele Salvo, è partito da un’intuizione di Pier Paolo Pasolini che diceva che il fascismo non è mai stato risolto, elaborato.”

Il tiranno e il popolo

Giulio Cesare, Roma, il fascismo: sono alcuni degli aspetti su cui il regista pone l’accento. “Marcantonio avvicina a sé il popolo promettendogli dei soldi, e col potere della sua eloquenza. Il popolo osanna i tiranni per poi ucciderli, cambia consenso in maniera repentina. Sembra un testo scritto domani – ha sottolineato la Giglio – dove il popolo è ammaliato dalla buona comunicazione degli oratori. Lo spettacolo spiega i meccanismi del potere.”

Il ruolo del destino

Daniele Di Salvo non è nuovo all’ideazione di nuovi ruoli. Il destino, ad esempio, interpretato da Melania Giglio “è una pura invenzione – si è congedata così l’attrice – Shakespeare parla di una Roma nera, dove ci sono tempeste continue e anche questo è un aspetto che ritorna. L’alone cupo che aleggia su Roma. Daniele non voleva perdere il carattere esoterico del testo.”

 

Ascolta qui l’intervista integrale