Mina Welby dell’Associazione Luca Coscioni è intervenuta ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano. Fine vita, Mina Welby: “Sentenza della Consulta ha fatto riaffiorare tanti ricordi legati alla battaglia di Piergiorgio. Legge in Parlamento? Confido nell’intergruppo, se non faranno in fretta li solleciteremo ancora. Suicidio di Stato? E’ quello che commette chi abbandona i pazienti e li tratta come scarti”
Riguardo la sentenza della Consulta sul caso Cappato-Dj Fabo
“I ricordi che sono riaffiorati erano quelli della grande volontà di Piergiorgio di avere questa legge sulla morte volontaria assistita, quando le sofferenze sono gravissime e insopportabili –ha affermato Welby-. Per lui c’era la possibilità di rinunciare a quelle cure invasive anche secondo il catechismo cattolico. Nonostante ciò non gli sono stati concessi i funerali in chiesa perché si diceva che voleva l’eutanasia. Nonostante lui fosse tanto dignitoso per se stesso, non si voleva mai far vedere in pigiama, negli ultimi tempi ha dato anche la possibilità di farsi vedere in tv per convincere i cittadini che anche per loro era possibile. Legge da approvare in Parlamento? Io sono fiduciosa perché c’è un gruppo interparlamentare, di tutte le estrazioni politiche. Ho sentito anche il Presidente Fico dire che si vuole proseguire da dove hanno lasciato. Sono già state fatte 50 audizioni che possono aiutare ad arrivare ad una buona legge. Se non si mettono entro breve a discuterne nelle commissioni riunite, allora io dopo il congresso della nostra associazione il 6 ottobre vorrei richiamare questo intergruppo e spingerlo di nuovo a incentivare questa discussione. Quando sento parlare di suicidio di Stato, penso che quelli che dicono queste cose parlano di cose in atto. Ma è un suicidio di Stato nascosto, dove ci sono persone fragili, sole, che vengono relegate in Rsa. Dicono agli amministratori di tutta Italia che devono prendersi cura di queste persone, perché non è possibile che vengano relegate lì senza le cure. Le persone hanno bisogno di affetto, di vicinanza, di comprensione, di empatia, anche da parte dei medici. E qui parlo anche ai medici di famiglia, che non si accorgono che ci sono pazienti che hanno bisogno di cure palliative. Questo diventerebbe suicidio di Stato. Vorrebbe dire che non sono persone ma scarti. Presenza di un pubblico ufficiale? Questo potrebbe andare, ma non per seguire il momento della morte. In Svizzera succede che quando una persona chiede il suicidio assistito, viene il pubblico ufficiale, guarda i documenti e prende nota di tutte le procedure. Sarebbe gravissimo togliere ai medici la fiducia. Non credo che il pubblico ufficiale possa essere meglio di un medico che è stato vicino al paziente fino alla fine”.
L’assessore del Comune di Milano Debora Giovanati che soffre di sclerosi multipla ha scritto una lettera al quotidiano ‘La verità’ affermando che chi soffre non ha bisogno di essere messo di fronte a una scelta secca: continuare a vivere soffrendo o scegliere di morire
“Da parte nostra non si deve preoccupare assolutamente perché noi questa è l’ultima scelta. Noi prima di tutto cerchiamo di promuovere vita, togliendo le barriere architettoniche, culturali e sociali. Però, un malato alla fine potrebbe fare questa scelta, non è messo davanti ad una scelta secca. E’ come arrivare alle ultime miglia davanti al porto sicuro perché non ci sono altre scelte e allora lì il malato insieme al medico potrebbe scegliere la strada del suicidio assistito. Nessuno deve, ma ognuno dovrebbe potere. E io spero che il Parlamento faccia una buona legge su questo. Quindi signora Debora, la abbraccio forte, viva la vita, liberi alla fine”.