Gaetano Quagliariello, Senatore di Cambiamo, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano: “La legge sul fine vita del 2017 è a mio avviso sbagliata. Il Parlamento è due volte colpevole: per aver fatto una legge senza cognizione e per essersi sottratto a risolvere un problema che quella legge aveva creato. I casi Dj Fabo, Welby, Englaro e Lambert sono diversissimi. C’è dunque una grande fatica, bisogna studiare tanto per capire quello di cui si sta parlando. Se il parlamento si rifiuta di intervenire su quelle che sono vere e proprie svolte di civiltà, in qualche modo attesta la sua inutilità”
Sul caso Dj Fabo
“Ci sono stati altri casi –ha affermato Quagliariello-. Non tutti i casi sono uguali. Il caso di Eluana Englaro è l’esempio di un caso a cui sono state interrotte alimentazioni e idratazioni, sulla base di una presunta sua volontà. Il caso di Welby è stato diverso, le cure sono state interrotte su indicazione di una persona che era capace di intendere e di volere. Il caso di Dj Fabo è ancora diverso, ha espresso la sua volontà ed è stato accompagnato in un altro Paese. Nel caso di Lambert invece ci troviamo di fronte a un disabile grave che non ha mai chiesto di voler interrompere alimentazione e idratazione. Si pone una domanda: chi è che stabilisce quando una vita è degna di continuare oppure no? Al momento lo stabiliscono i giudici. Io nella 16° legislatura io mi feci carico di proporre una legislazione sul fine vita, io ho sollecitato in tutti i modi un intervento del Parlamento su questo tema. Bisogna tenere anche conto che è necessario tenere fermo un principio, cioè che il futuro è aperto. Oggi non posso determinare quali saranno le mie sensazioni di fronte a una situazione che mi è sconosciuta. Non ci possiamo semplicemente appellare ad uno stile di vita o a credenze precedenti e immaginazioni, sono cose che non possono essere assolutizzate. La legge sul fine vita, la 219 del 2017 è a mio avviso sbagliata. Quando ci fu quella discussione, alcuni di noi dissero: nel momento in cui si dice che una persona può chiedere l’interruzione dei sostegni vitali e lo può fare anche anni prima di trovarsi in una situazione di difficoltà, facciamo entrare nell’ordinamento un principio eutanasico. I promotori della legge dicevano che l’eutanasia non c’entrava nulla, che le nostre erano solo fantasie. La Corte costituzionale ha fatto un semplice ragionamento: il principio eutanasico nell’ordinamento c’è già. Allora, se già ora una persona può chiedere allo Stato di morire per sete perché levargli la libertà di decidere di morire in un altro modo, magari alleviando le sofferenze con un’iniezione. Quindi il Parlamento ha posto il problema approvando quella legge, ora lo deve risolvere. Lo può risolvere o cambiando quella legge o cambiando il codice penale. Il Parlamento è due volte colpevole: per aver fatto una legge senza cognizione e per essersi sottratto a risolvere un problema che quella legge aveva creato. Questi sono temi per cui se tu non vuoi dire banalità o slogan, hai bisogno di approfondire e rendere i ragionamenti concludenti. C’è dunque una grande fatica, bisogna studiare tanto per capire quello di cui si sta parlando. Se il parlamento si rifiuta di intervenire su quelle che sono vere e proprie svolte di civiltà, in qualche modo attesta la sua inutilità. Ora, abbiamo una sentenza che stiamo aspettando di leggere. Le sentenze della Corte sono dei paletti che il giudice dà ai parlamentari, bisognerà studiarli bene e ovviamente tenerne conto”.