Whatsapp: sappiamo per certo che esistono programmi scaricabili dalla rete, che permettono di entrare nelle chat degli altri. Se l’idea vi inquieta è naturale. Ne abbiamo parlato a Tutto in Famiglia, su Radio Cusano Campus, con Martino Brunetti, commissario capo della Polizia di Stato.
E’ illecito l’uso che se ne fa delle comunicazioni
“L’utilizzo e il commercio di app che possono effettuare attività di controllo sugli smartphone di altri è lecito, quello che è illecito è l’utilizzo che ne viene fatto delle comunicazione che se ne ricava – ha osservato Brunetti – è un atto che può configurare reati, previsti dal codice penale.”
Come scoprire chi controlla
“Ci sono delle modalità rudimentali di visione da remoto delle chat. Anzitutto, bisogna cercare di proteggere lo smartphone attraverso l’uso di password o dati biometrici, successivamente è necessario verificare nelle impostazioni del dispositivo (sia dalle applicazioni, che da computer remoto) se vi è una connessione. Scorrendo le app che abbiamo sul dispositivo è possibile notare se alcune di queste non le abbiamo installate – ha spiegato Martino Brunetti – ci sono segnali che il cellulare dà, ad esempio l’eccessivo consumo di batteria è uno di questi, o la disattivazione del GPS. Il consiglio è di non rinunciare a questi servizi, ma installare applicazioni scaricate da fonti affidabili e che quelle che visualizziamo le abbiamo scaricate noi. Gratuità non è sinonimo di affidabilità.”
Whatsapp: ottimizzare le informazioni che facciamo circolare in chat, probabilmente è il primo passo da fare. “Il nucleo forte della vulnerabilità del sistema informatico è l’utente, per questo è necessario ricordarsi di utilizzare le app cum grano salis. Evitare le applicazioni inutili, o quelle che non controlliamo – così si è congedato Brunetti – è importante adottare alcuni accorgimenti, come l’installazione di un antivirus sul telefonino. Internet è un’opportunità importante, il buon senso dell’utente nella comunicazione con gli altri è importante.”