Cassani: “Tiberi? Semplicemente fantastico. Sulle maglie abbiamo il motto di Felice Gimondi: non mollare. Mai!”
Il Commissario Tecnico dell’ItalCiclismo a “Sport Academy”. Tessendo le lodi del neo-Campione del Mondo Juniores a Cronometro: “Nonostante l’incidente, è sceso dalla bicicletta, non l’ha gettata, l’ha appoggiata alla macchina, no?! Ha preso la bicicletta di scorta ed è ripartito, con una freddezza, con una gentilezza fantastica“
Davide Cassani, Commissario Tecnico della Nazionale di Ciclismo su Strada, è intervenuto nella trasmissione quotidiana “Sport Academy” e ha commentato il Mondiale vinto nel Cronometro Juniores dall’azzurro Tiberi, che ha avuto una grandissima difficoltà appena cominciata la gara. Illustrando, poi, la prova iridata su strada che ci sarà in terra britannica.
L’intervista – Lei Cassani è stato uno dei primissimi a misurarsi con il mezzo televisivo, con il suo disegnare le tappe, l’abbiamo apprezzata da Telecronista. La rassegna iridata ci ha portato un oro giovanile. Il suo pensiero.
“Devo dire che ieri Antonio Tiberi è stato semplicemente fantastico perché nonostante l’incidente meccanico in partenza è riuscito a non perdere le staffe, è riuscito comunque a rimanere concentrato ed ha fatto una prova maiuscola. E’ stato veramente bravo!”.
Un’impresa acuita proprio da questa difficoltà che non è una cosa qualsiasi, la rottura di un pedale…
“Assolutamente no. Quello che ho fatto notare, e l’ho apprezzato ancora di più, è che nonostante l’incidente meccanico, un ragazzino di 18 anni si presenta al “Via!” di un Campionato del Mondo, mesi di allenamenti, sta per raggiungere un sogno, che si infrange prima di partire, perché quando hai un incidente del genere, dici “Ok, basta, è finita”. Invece la cosa che mi ha sorpreso è che lui, nonostante l’incidente, è sceso dalla bicicletta, non l’ha gettata, l’ha appoggiata alla macchina, no?!, ha preso la bicicletta di scorta ed è ripartito, con una freddezza, con una gentilezza fantastica. Quindi veramente bravo”.
Quasi come un atto di riconoscenza verso il mezzo che gli permette di esprimersi sul piano agonistico…
“Esatto. Veramente un grande”.
Sui social era già partito il video, citando la sfortuna, le maledizioni. Pochi minuti dopo bastava ricollegarsi per vedere lo stupore con il quale è stata accolta la sua vittoria. Complimenti a questo giovane atleta: aveva fatto già intravedere qualche punta di talento, in passato?
“Sapevamo. Era una delle nostre punte, un ragazzo che l’anno scorso all’Europeo era arrivato terzo a cronometro, da Allievo. E’ sempre stato un vincente, uno bravissimo: non è stato assolutamente una sorpresa anzi, lui ha già in mano un contratto per passare tra due anni (tra i Professionisti). Quindi sorprendente per come è avvenuta la vittoria”.
Prima di parlare del Mondiale, un altro bel gesto lo ha fatto Nibali, che ha rifiutato la convocazione lasciando spazio a qualche collega più in forma di lui in questo momento della stagione.
Cassani ha una visione ben precisa di questa specifica situazione: “Lui ha fatto Giro d’Italia e Tour de France: non era nei suoi progetti il Mondiale e nemmeno nei miei perché non pensavo sapesse farsi trovare pronto al Campionato del Mondo dopo due corse così impegnative. Solo che, vedendolo abbastanza brillante al Giro della Germania, mi sono confrontato e ho parlato con lui. E ci siamo dato appuntamento con lui dopo il Gran Premio di Montreal per capire se potesse essere di fare un Campionato del Mondo non dico dignitoso ma utile fare non per lui ma per la squadra. A Montreal non è andato benissimo e mi ha detto: “Guarda Davide, non sono pronto né per me né per la squadra. Preferisco restare a casa e lasciare la maglia a uno che se la merita più di me”.
Il C.T. dell’ItalCiclismo spiega in maniera grata e approfondita la persona, prima che l’atleta-Nibali: “Non è soltanto un Campione, è un uomo, una persona intelligente, uno che si prende le proprie responsabilità quando è ora. Ma è un ragazzo serio, quando hai a che fare con persone del genere riesce tutto molto facile”.
Di recente quel grande letterato che è Paolo Viberti, nostro collega di Tuttosport, che tratta con delicatezza e rispetto, la storia delle discipline sportive, ci ha detto che, il Ciclismo, proprio per la fatica che impone più che propone ai singoli interpreti dello spartito, suggerisce di mantenere sempre i piedi per terra. Lei è stato azzurro in un periodo d’oro di diversi campioni del Mondo, Argentin, Bugno (due volte, 1990 e 1991, n.d.r.), Fondriest e ci ha presentato le tappe sempre con dovizia di particolari. Quale percorso ci attende, in questo Mondiale?
“E’ un percorso intelligente perché non ci sono salite lunghe: sul tratto in linea ce ne sono tre, al massimo sono 2 chilometri, però anche di pianura non ce n’è, non esiste perché in Inghilterra lo Yorkshire è così. C’è questo finale da ripetere 7 volte, presenta una salita di un chilometro e cento, anche gli ultimi 500 metri sono in salita. La difficoltà sta nella lunghezza perché è un Mondiale di 285 km.; sta nel tempo perché domenica potrebbe piovere, e nel finale ci sono curve pericolose: bisogna prestare la massima attenzione. Nel finale ci potrebbe essere selezione poi in teoria potrebbero arrivare, insieme, 50 corridori, questa è la teoria. Che a volte si distorce dalla pratica”.
Potrebbe essere le condizioni di Bettiol, che nelle classiche del Nord ha impressionato!
“Ha fatto un grande giro delle Fiandre, poi ha avuto qualche problemino. Se poi mi ritroverò il Bettiol del Fiandre, allora sì, che ci sarà da divertirsi…”, afferma con un giusto sorriso.
Diciamo una sorta di blasfemia se affermo che questo circuito ricorda vagamente quello di Goodwood del 1982? Con questo collinare che non è né netta né dura ma che permette degli autentici strappi, delle fucilate, per così dire…
“Quel giorno ci fu la fucilata di Saronni e quindi le cose andarono molto bene. Cosa ti devo dire? Mi auguro che il finale sia simile. Non sarà semplice perché di avversari tosti ce ne sono tanti, a cominciare dall’olandese Van der Poel, dal francese Alanphilippe, dall’australiano Michael Matthew, da Sagan, che di Mondiali ne ha vinti tre, Van Avermaet (belga), Lutscenko, Gilbert, Fuglsang. Ce ne sono tanti, di corridori”.
E’ successo che, come nell’Atletica Leggera, anche nel Ciclismo il numero di nazioni che possono arrivare a podio si è nettamente esteso, se paragonato al recente passato.
“Rispetto a 20 anni fa ci sono almeno 10 nazionali che possono tenere in mano la corsa; vuol dire che inventarsi qualcosa è molto complicato. Ed è per questo motivo che negli ultimi 20 anni il Mondiale si è sempre deciso all’ultimo giro perché c’è sempre stato qualcuno in grado di lavorare, di tirare, di tenere cucita la corsa. Quindi sarà complicato inventarsi qualche prima, ci proveremo”.
Però lei è uno che ha sempre curato i particolari: quanti sono i fattori che compongono il suo mosaico tattico, il suo pentagramma?
“Intanto ho 8 corridori, 8 uomini di fiducia, si corre per un unico obiettivo che è quello di ottenere il risultato più importante, quello di vincere, anche se sappiamo che è dura, è difficilissimo: quest’anno siamo riusciti a imporci agli Europei, con i ragazzi: sono stati fantastici, hanno corso con un unico spirito, con un unico obiettivo. Cerchiamo di portare questa esperienza alla prova di domenica prossima sapendo che sarà molto difficile. Ma abbiamo il motto di Felice Gimondi: Non mollare mai!”.
Abbiamo parlato di teoria, di come la corsa è stata immaginata, di come la corsa sia stata costruita. Trentin sarà l’alfiere, di questa nazionale. Saprà reagire la squadra, nel momento decisivo? Saprà essere camaleontica?
Mi auguro di sì. Tra l’altro i ragazzi non saranno muniti di tecnologie, non ci saranno le radioline. Sono loro, che dovranno prendere le decisioni, saranno loro, che dovranno decidere cosa e come fare. Per questo ho scelto uomini che sono bravi, che sono intelligenti; sono sicuro che riusciranno ad avere la tattica migliore perché in certi frangenti io non potrò fare assolutamente nulla!”
Lei è uno che si prepara con una certa pignoleria, che è positiva, in certi frangenti. Ci fa un ricordo in una frase di Adriano De Zan, lei che è stato tra i primissimi, a cimentarsi col microfono?
“Adriano era un uomo di Cultura, una persona che mi ha fatto capire, mi ha insegnato questo mestiere. Un uomo che mi ha fatto capire che quando si va a una corsa, si può visitare un museo, un castello, c’è un ponte da vedere. Mi ha insegnato tanto, mi ha aperto l’orizzonte. Mi ha fatto capire che non c’è solo lo Sport, che la Cultura è una cosa importante. Forse è la cosa più importante di questo mondo”.