Calcio, fiorentinità e i motivi dell’infatuazione tra la città e il nuovo proprietario della Fiorentina, Rocco Commisso. Di questo e altro ha parlato ai microfoni di Radio Cusano Campus il sindaco di Firenze, Dario Nardella, nell’intervista rilasciata a Ronald Giammò.
“Io non sono un antropologo – esordisce scherzando il primo cittadino fiorentino – ma diciamo che Commisso è una persona molto empatica, espansiva, e con uno spirito da italiano del Sud molto passionale, esplicito, scherzoso; dall’altro lato porta con sé il dinamismo del business-man americano. Un mix esplosivo, colpisce anche me il modo con cui riesce a salvare il tutto e a farsi voler bene da una città come Firenze, che è molto esigente. Sono contento, da un lato, e felicemente meravigliato”.
Presenza ormai quasi fissa in città, sempre a contatto con la tifoserie la gente, ospite d’onore della finale del calcio storico: molto di questa infatuazione lo si deve alla sua figura, al suo modo di comunicare di voler vivere in prima persona questa avventura.
“Sì, i Della Valle avevano uno stile senz’altro diverso. Commisso è molto disponibile, come persona: il primo giorno in cui l’ho conosciuto l’ho invitato all’Ospedale Pediatrico Meyer, e da lì è nato anche l’accordo tra la Fiorentina e il Meyer tanto che nella partita con l’Atalanta avremo il nome dell’ospedale sulle maglie. Parla con la gente comune, parla con i tifosi. E’ una persona molto alla mano, e questo lo rende molto simpatico”.
Da buon business-man americano Commisso ripete spesso “fast, fast, fast (veloce, n.d.r.)”, parlando delle sue idee e dei progetti con cui intende investire su squadra e città: Firenze è pronta, a raccogliere questo assist?
“Devo dire di sì, sia per quanto riguarda il centro tecnico, che dovrebbe sorgere a Bagno a Ripoli, sia per quanto riguarda lo stadio. Stiamo andando avanti, con Giuseppe Barone e Rocco Commisso: c’è una grande sintonia di obiettivi. Ha detto di non voler aspettare 10 anni per fare lo stadio e sono d’accordo. Io da sindaco resterò altri 5 anni in carica, e anche io – dice sorridendo – ho una scadenza”.
E con la burocrazia, come la mettiamo?
“Commisso ha detto anche costi ragionevoli – dice il Sindaco di Firenze – e gli ho dovuto anche spiegare cosa sia la burocrazia italiana: in America non ne hanno la più pallida idea. Questa collaborazione tra noi e la Fiorentina servirà ad aiutarli, a farli entrare nei regolamenti, nelle leggi, nei vincoli e nei cavilli della nostra burocrazia. Se in Italia non si fa uno stadio nuovo vuol dire che c’è una ragione, e che non si tratta di un problema specifico fiorentino. Oggi credo, però, che ci siano tutte le condizioni, per fare uno stadio a Firenze”.
A Milano, dove Milan e Inter hanno deciso di costruire due impianti e non voler rilevare o ristrutturare lo stadio di San Siro, il rischio è che lo stadio diventi una cattedrale nel deserto, abbandonata a sé stessa. E’ un rischio che corre anche l’Artemio Franchi?
“Guai a lasciarlo andare senza progetti” – afferma Nardella. “Faremmo un danno drammatico anche perché è un monumento nazionale. Faremo di tutto perché torni all’Atletica, così come l’architetto Nervi l’aveva concepito, magari eliminando le strutture che sono state aggiunte per i mondiali di Italia ’90 e giocando magari su altre discipline sportive che stanno crescendo molto in Italia come il Rugby. Lo stadio Franchi può certamente vivere una nuova vita tra concerti, spettacoli e discipline sportive, qualora si decidesse di non scegliere la via del restyling e di costruire invece una nuova struttura”.
Suo fratello, come dice di lei Matteo Renzi, si è visto in tribuna a godersi questa nuova versione della Fiorentina?
“Sì, l’ho visto contentissimo nella partita contro la Juventus, e mi ha fatto piacere”.