Donna accoltellata a Milano: è soltanto l’ultimo caso, in ordine cronologico, riportato dai mass media. La storia somiglia a quella di molte altre persone, finite da quello che per lungo tempo hanno definito l’uomo della loro vita. Gli episodi sembrano racconti scritti dallo stesso autore, invece sono semplicemente modi sbagliati, diffusi, di stare nei rapporti.

Allontanarsi da situazioni simili

“L’elemento che mi ha colpito di più è stato il dettaglio sui riavvicinamenti, e sulle indagini delle autorità – ha osservato Maria Luisa Missiaggia a Tutto in Famiglia, su Radio Cusano Campus – in queste situazioni sono spesso le donne ad avere dei cedimenti, o speranze di false riappacificazioni, per recuperare la vittima. Una prima consulenza che posso dare, da tecnica in materia di violenza, è che bisogna allontanarsi da situazioni simili. Nel caso preso in esame, la signora aveva già fatto numerose denunce, mi stupisce come non ci sia stata una misura cautelare da parte della magistratura, impedendo al soggetto di avvicinarsi alla casa.”

Donna accoltellata, a cinquantanove anni, in piena periferia a Milano. Dopo aver constatato la difficoltà del rapporto in cui si trovava non è riuscita a divincolarsi. “Non c’è sufficiente consapevolezza del fatto che questi signori vanno curati e tenuti sotto controllo – ha spiegato l’avvocato Missiaggia – dopo il primo gesto violento ne seguono altri, se non c’è un percorso di recupero della persona.”

La situazione americana

“In America, dove sono molto preparati in ambito di dipendenze e violenze, quando un soggetto compie degli atti simili è il giudice stesso che deferisce il violento – si è congedata Maria Luisa Missiaggia – o il tossicodipendente, o il malato di alcolismo, di fronte ai percorsi di recupero. Per loro, talvolta, la galera è liberatoria: non devono cercarsi il cibo, riescono a disintossicarsi dalle loro relazioni malate. Si trovano addirittura in una situazione migliore.”

 

 

Ascolta qui l’intervista integrale