Celotto: “Oggi qual è il luogo del dibattito politico? Twitter, Facebook, i social network, la Tv”

La democrazia diretta, quella parlamentare e i tempi che cambiano. L’intervento radiofonico del docente costituzionalista di Roma Tre a Radio Cusano Campus

 

 

Il Professore Alfonso Celotto, docente di Diritto Costituzionale all’Università di Roma Tre, è intervenuto a “L’Italia s’è desta”, trasmissione di Radio Cusano Campus dedicata all’attualità politica.

Sui voti espressi dalla Piattaforma Rousseau Celotto è stato sollecitato dallo studio.

Da costituzionalista cosa pensa? “Sono affascinato dalla democrazia elettronica perché la nostra democrazia rappresentativa ha un’impostazione ottocentesca, superata dai tempi. Perché nasce quando si partiva con la diligenza dalla propria città, si partiva per andare in Parlamento a discutere dei problemi”.

Che ha un suo fascino romantico, come immagine…

“Oggi qual è il luogo del dibattito del luogo politico? Twitter, Facebook, i social network, le conferenze stampa, la televisione, internet. Abbiamo bisogno di democrazia elettronica. A me piacerebbe (per paradosso) che mi arriverebbe un Whatsapp che mi chiedesse se preferisca andare a votare o il Conte-Bis. E la stessa cosa a 46 milioni di italiani”.

E’ uno scenario fantascientifico.

“I 5 Stelle usano lo strumento di democrazia elettronica anche se porta dei punti irrisolti. Intanto votano 60 milioni di persone e loro hanno preso 10 milioni di voti, una percentuale ridotta. Secondo punto: quando voti? Prima di dare il mandato a Conte chiedevi ai tuoi iscritti cosa ne pensassero. Adesso quando verrà chiesto a tutti? Dopo la lista dei ministri o prima della fiducia? Reputo questo strumento indispensabile per il bisogno di partecipazione elettronica, che è il nostro strumento fondamentale”

Un potenziamento si può pensare. Anche se andrebbe certificato tutto, sul piano della trasparenza.

“Sono anche problemi tecnici, anche spauracchi da Grande Fratello di Orwell. Il punto centrale è anche la limitatezza dell’accesso ma deve essere una cosa aperta a tutti, a quelli che possono e vogliono votare”.

Allora cosa li eleggiamo a fare, i parlamentari?

“La democrazia deve essere diretta perché non possiamo consultare i cittadini su tutto è impensabile. Potremmo, paradosso per paradosso, arrivare a non avere più un Parlamento. In che senso? Oggi abbiamo bisogno di nuovi strumenti di democrazia ma vanno discussi, capiti e organizzati bene altrimenti si rischiano queste polemiche e paure”.

Uno dei problemi è il parlamento ottocentesco. Servirebbe una modifica, una riforma, del Parlamento e dei suoi meccanisimi? O vanno bene così?

“E’ da 40 anni che discutiamo di riformarla: bicameralismo, federalismo. In queste fasi di passaggio è difficile capire dove andare. Noi abbiamo anche questo sviluppo tecnologico che rende ciascun cittadino, un cittadino elettronico. Noi oggi coi telefonini facciamo il 60-70% delle cose quotidiane. Ma Salvini, Conte, Di Maio, dove parlano?”.

La scorsa settimana erano tutti in silenzio stampa, nonostante chiedessimo ai gentili uffici stampa di parlare coi diretti interessati. Ma loro facevano dichiarazioni solo tramite i social. Eravamo subissati di comunicazioni: sapevamo tutto di tutti”.

Ma la polemica 5 Stelle-Salvini si è consumata in Parlamento o sui social? Perché ieri Salvini fa il video contro il poltronificio non so da dove”.

Dal ministero perché c’erano delle antenne e prendeva tutto bene. La politica odierna non sta prendendo atto della tecnologia ma di come utilizzarla perché la politica divenga più efficace.

“Sì, le sentenze scritte ancora a mano fanno pensare. E’ un tema affascinante. La democrazia ha bisogno dell’innovazione elettronica. Il Comune decise a Roma un referendum sul percorso del tram numero 8 per il suo capolinea a Piazza Venezia o alla Stazione Termini. E’ stato aperto una settimana il quesito, circa 2 milioni di abitanti. Hanno votato solo 3000 persone. Nella democrazia elettronica c’è il problema della conoscenza dello strumento. Se non apro il sito del Comune di Roma non verrò mai a conoscenza. Si tratta di saperla usare, la democrazia elettronica”.

Il messaggio di un nostro ascoltatore, che si firma Batman. Una provocazione: c’è da cambiare la Costituzione.

“Noi siamo una democrazia parlamentare. Il Parlamento lo elegge il popolo e il Parlamento sceglie il Governo. Noi non votiamo per il Governo”.

Forse questo nostro ascoltatore vorrebbe che a votare fosse il popolo.

“Come per Trump o la Clinton. Sarebbe una democrazia presidenziale. Scegli il Capo del Governo. Anche quella sarebbe una riforma istituzionale importante”.