Boccia: Sono stato uno dei pochi del P.D. che non ha votato la delega sul Jobs Act all’epoca. Penso di poter avere titolo, no?
Francesco Boccia, esponente del Partito Democratico, nelle ore che precedono le consultazioni del Presidente del Consiglio incaricato, il Professor Conte, ha fatto la sua fotografia su diversi avvenimenti, interni ed esterni al proprio gruppo di appartenenza. E lo ha fatto nella trasmissione “L’Italia s’è desta”, in onda ogni giorno su Radio Cusano Campus.
L’intervista – Se l’era immaginato diversamente, questo agosto?
“Avevo capito già a luglio che finisse così, male. Che fosse un mese diverso si capiva”.
Boccia, lei da sempre che è sempre stato uno aperto al dialogo, per creare una cosa duratura, oltre la questione di governo? Come va?
“Procede, non è semplice, perché dal 2013 auspico un confronto. I confronti è più facile farli quando hai davanti un periodo di riflessione lunga. Quando vedi, dalla mattina alla sera, firmare un armstizio perché fino a un mese i 5 Stelle sono stati duramente avversari, in Parlamento. E quando devi costruire un comune programma di governo con poco tempo non è una questione di giorni: sarebbero pochi anche alcuni mesi. Coloro che sono impegnati in questo atto di coraggio per chi lo fa deve avere la forza di farlo esclusivamente sui preminenti interessi del Paese. Abbiamo il dovere di basare tutto su impegni chiari e temi rilevanti che toccano la vita degli italiani: su lavoro, ambiente, scuola non si può nicchiare. Bisogna dimostrare”.
Cosa, per il lavoro? Per esempio l’abolizione sull’Articolo 18, che è l’accusa che vi viene fatta in maniera più pressante. C’era stata la proposta, a mo’ di provocazione, della reintroduzione, bocciata dalla vecchia maggioranza gialloverde. Quello potrebbe essere un tema insieme alla riduzione del cuneo fiscale?
“Lei sta parlando con uno dei pochi del Partito Democratico che non ha votato la delega sul Jobs Act all’epoca. Penso di poter avere titolo, no?”, dice con il sorriso Francesco Boccia.
A maggior ragione…
Boccia aggiunge, con decisione: “Anche perché in quei giorni significava essere un reietto ed essere insultato. Ho sempre pensato, come molti elettori della sinistra italiana, che il mercato del lavoro avesse bisogno di una riforma, perché è cambiato completamente. Penso all’aumento del lavoro a cottimo per effetto delle nuove tecnologie, del digitale, e alla relativa precarizzazione. Però non andava fatto in quel modo e in quel contesto storico. Le distanze tra noi e i 5 Stelle si sono divaricate. Il Movimento 5 Stelle ha fatto l’errore di approvare, con il Decreto Dignità, che aveva senso se si fosse fatta la riduzione sul cuneo fiscale: abbassiamo le tasse sul lavoro poi togliamo i contratti a tempo indeterminato. Invece Di Maio ha fatto il contrario”.
La situazione attuale? “Il sistema italiano ha oggi una serie di provvedimenti figli di forzature fatte sia dal PD che dal Movimento 5 Stelle, e tra queste l’abolizione dell’Articolo 18. Ora inutile dire delle cose che faremo se poi non sono concordate dai gruppi parlamentari, e oggi inizia il confronto, con le consultazioni. Conte parlerà con il PD e il Movimento 5 Stelle. Il PD vuole ridurre in maniera drastica il costo fiscale del lavoro e come Zingaretti lo abbiamo detto tante volte, i lavoratori italiani devono avere un salario in più all’anno: questa è la nostra sintesi. Ovviamente non possono pagarlo gli imprenditori perché non ci stanno più, e per farlo occorre abbassare le tasse sul lavoro. Noi partiamo di là”.
Già fare questo metterebbe in secondo piano la vicenda dell’Articolo 18.
“Rispetto alle protezioni rivediamo insieme tutto il sistema perché lo spazio c’è: facciamolo, per una volta, non contro qualcuno, ma per il Paese. E su questo saluto con grande disponibilità e convinzione la proposta fatta da Conte, e mettiamo insieme sindacati e rappresentanti delle imprese. Dobbiamo sforzarci di fare, nei primissimi mesi della vita del nuovo governo, un patto sul lavoro tra sindacati e imprese, che riguardi tutti, e credo che ci siano tutte le condizioni. Anche per i profondi sconvolgimenti che sono arrivati attraverso le innovazioni tecnologiche”.
E’ pur vero che le hanno create, nuove opportunità…
“Non c’è dubbio. In questo momenti i cambi di paradigmi anche sui modelli di rapporto tra lavoro e imprese ci sono tanti nuovi lavori; tanti vecchi lavori stanno cambiando pelle, scomparendo. E noi dobbiamo tutelare i vecchi lavoratori a restare nel mondo del lavoro con maggiori protezioni, rispetto al passato”.
Pensare di rivedere già dalle medie e dalle superiori un potenziamento di alfabetizzazione informatica
“Sta sfondando una porta aperta”.
Con tutto il rispetto si insegnano materie che si potrebbero fare più avanti… Non è vero che i millenial sanno usare i computer, sanno navitare su internet, fare le giuste ricerche. Ma per essere veloci non ne sanno nulla, coi tasti: è diverso. Di parecchio non sanno nulla.
“Il cosiddetto coding ossia la capacità di intervenire nel sistema, fino alla capacità di leggere che si fa alle medie, per me andrebbe fatto dalla prima elementare. Vorrei che ci fossero pesanti immissioni di coding: la società sarà tutta digitale, non come è stato per noi. Le nuove generazioni dovranno leggere gli algoritmi cosi come oggi leggono i testi in inglese, e per fare questo ci vogliono pesanti investimenti, sulla Scuola. La scuola dovrà diventare la casa, delle famiglie italiane. Lo abbiamo detto anche nella riunione fatta al P.D.: vogliamo una scuola aperta mattina, pomeriggio e sera, come gli ospedali, aperti h 24. Le scuole no. Se lei va in Cina, dove è andato mio figlio grande per imparare il cinese, si studia 4, 5, 6 ore al giorno poi si socializza, si fanno esperienze comuni, teatro, sport”.
Parliamo di una rivoluzione. Tutti i paesi che hanno avuto problemi economici hanno investito sull’istruzione. Sarebbe il caso di pensarci.
Quanto incideranno, i presidenti leghisti nelle commissioni parlamentari?
Boccia esprime i suoi dubbi e le proprie perplessità: “Se sono scorretti possono creare problemi: se sono ligi al mandato ricevuto, dovrebbero essere degli arbitri, superpartes. Saranno giudicati dal lavoro che fanno. Un presidente di commissione, se diventa zelante, cioè di chiedere pareri sui provvedimenti, anche quelli ostruzionistici, se decide di allungare i tempi quando c’è un Decreto Legge, rischia di non far convertire il Decreto Legge in Legge. Se decide di stralciare delle norme…”
Insomma, c’è, questo rischio?
“Eh come no?! E’ un rischio molto serio. Non si possono cambiare: loro scadono a metà legislatura”.
Sarebbe il caso si dimettessero?
“E’ una valutazione politica che devono fare loro. E’ l’espressione di una maggioranza che è venuta meno. Sapendo che se fanno opposizione non possono mettere due giacche, due abiti nello stesso giorno. Fai l’arbitro e poi attività parlamentare dicendone di tutti i colori nei confronti della maggioranza. Ho sempre fiducia nella correttezza e nell’onestà delle persone. Sono diventati presidenti perché erano comunque in maggioranza. Ora sono all’opposizione: se restano presidenti per questo anno residuo, gli chiedo di essere corretti”.
L’addio di Calenda. Come l’ha presa? “Mi dispiace. Mi dispiace molto perché era un iscritto del Partito Democratico perché penso che in questo momento ci sia bisogno di tutti. La cosa più facile da fare era dire: non ci assumiamo alcuna responsabilità, torniamo al voto. Zingaretti ha scelto con grande senso di responsabilità la strada più tortuosa. E glielo dice uno che ha sempre auspicato un dialogo coi 5 Stelle, e anche se non siamo andati d’accordo io e Calenda su questo: ma il fatto stesso che si stia provando a costruire un governo a matrice prorgressista, solo la serenità che questo ha trasmesso al paese, la fiducia degli investitori, lo spread che è crollato. Già questo se restasse per i prossimi 12 mesi, varrebbe miliardi di risparmio”.
Secondo Salvini siete diretti dall’estero!
Boccia va giù in maniera schietta e forte: “Questa è una sciocchezza. Salvini non può pensare che quando gli investitori investono perché al governo c’è la lega, sono lungimiranti. Quando decidono di scommettere su un altro schema, allora comandano questi oscuri burocrati: questi burocrati, poi, non hanno mai un nome. E’ la politica. La Lega, in Europa, è finito in un gruppo che vale il 10%, i sovranisti. Sono stati sconfitti in Europa, dopo aver vinto in Italia. E’ normale che vedano male gli antieuropeisti: è Salvini che fa l’antieuropeista. Il nostro obiettivo, in questa alleanza coi 5 Stelle, è rendere lealtà all’Europa: ne voglio una sociale. Salvini deve farsene una ragione”.
E spiega in profondità: “Le ragioni per cui questa possibile alleanza dà fiducia ai mercati e ne riceve è tutta qui, per la lealtà all’Europa, non perché si obbedisca a qualcuno. In questo momento l’Italia ha bisogno di fiducia e di sana normalità. Basta con gli slogan”.
Questo lo chiediamo tutti perché abbiamo votato un anno e quattro mesi fa; sembra di stare in una campagna elettorale permanente.
“Le assicuro che l’obiettivo principale del lavoro che Zingaretti sta facendo è questo”.
Per me era normale continuasse il governo gialloverde…si erano abituati, i cittadini. E’ stato uno scossone.
“Peccato che governasse nel 10% dei casi e nel 90% litigavano. Vorremmo un governo che governi il 100% dei giorni del calendario e non litighi mai. O al massimo si confronti in maniera dura ma leale”.