Bancari, quei dipendenti che sono il primo avamposto: parla Lando Maria Sileoni, Segretario Generale della FABI: “Il settore vorrebbe più stabilità”.
E sul rapporto con i clienti: “Le banche chiedono più garanzie, rispetto a due anni fa: ecco perché…”
A Radio Cusano Campus Estate è intervenuto Lando Maria Sileoni, Segretario Generale della FABI, la Federazione Autonoma Bancari Italiani. E fa il punto sul rapporto tra le banche, le lavoratrici e i lavoratori del settore, e i clienti, impegnati con parametri differenti, nel caso di bisogno economico.
In quale fase eravamo, prima della crisi, per voi che tutelate i dipendenti degli istituti italiani? E che cosa sta accadendo adesso?
“Stiamo tutelando i lavoratori e le lavoratrici delle banche ma anche le stesse banche. Perché se dovesse aumentare lo spread, di fronte a una crisi incontronllabile, le banche e i risparmiatori andrebbero in difficoltà; lo spread è un fattore che va tenuto d’occhio perché come ci ha insegnato la storia recente della Repubblica, lo spread prenderebbe dei numeri importanti e pericolosi, per l’economia. Cerchiamo di capire quale soluzione andrebbe presa di fronte a un nuovo governo. E quali impegni si prenderebbe il nuovo governo perché il Paese è fermo e le stesse banche, che sono la spina dorsale dell’economia, dei territori, delle famiglie, e dobbiamo comprendere quali soluzioni potrebbero esserci”.
Si rischia di cadere nella retorica dei governi che salvano le banche. Servirebbero maggiori controlli. Salvando una banca significherebbe salvare anche gli stessi correntisti, visto che la gente va al bancomat per prelevare.
“Una parte della politica è convinta che chi si avvicina alle banche o a chi lavora in banca questo fa perdere consenso elettorale. Questo è quanto di più sbagliato possa esistere perché attraverso le banche passano la crescita e l’economia dei differenti territori. Questa è una crisi di governo che, al di là di ciò che si legge o si sente, che sta tutta nelle persone. Le faccio un esempio: il tanto sbandierato taglio dei parlamentari va bene ad alcuni leader ma non va giù alla stragrande maggioranza dei parlamentari presenti, compresi i Cinque Stelle, quelli della Lega, del PD. E’ chiaro che c’è un’ipocrisia dietro alle quali ci sono ben altri argomenti, quelli che spostano. E’ chiaro che ci siano le ambizioni dei singoli personaggi”.
Basta far finta che nessuno sia attaccato alla poltrona!
“L’ipocrisia è su tutto. Prendiamo il mio settore. Non si avvicinano alla tutela delle banche ma allo stesso conto sanno che senza le banche l’economia andrebbe a rotoli. Questa, è ipocrisia. Al loro interno tutti i partiti hanno un dissenso, sull’argomento del taglio dei parlamentari”.
Si dice che si darebbero soldi alle banche le quali non danno prestiti.
Sileoni spiega in profondità: “Il problema è il seguente: le persone hanno più prudenza nel chiedere prestiti anche attraverso mutui. Le banche rispetto a due anni fa chiedono molte più garanzie rispetto agli importi che vengono chiesti. Una volta era sufficiente una ipoteca sulla casa, ora chiedono fidejussioni, altre garanzie. Le banche si difendono dicendo che queste nuove regole sono imposte dalla Banca Centrale Europea. Però l’anello più debole sono i clienti ed è chiaro che la gente ci pensa di più, a chiedere un prestito. Oggi è più complicato perché le banche chiedono il doppio, delle garanzie”.
Hanno chiesto addirittura altezza e peso, a una persona che era in sovrappeso. Secondo il software, non una commissione di medici e dietologi, quest’uomo avrebbe avuto un’aspettativa di vita troppo bassa.
“Una volta il prestito si erogava sulla base di un concetto molto semplice: la capacità di pagarsi il prestito in base al reddito. Intervenivano altri fattori, tipo se il cliente avesse altri prestiti da altre banche. A questa si aggiunge che, per via delle tante sofferenze bancarie, fino a qualche anno fa stimabile in 200 miliardi di euro, la BCE ha imposto regole più stringenti. Il cliente così si spaventa, e ha ragione, perché gli vengono chieste garanzie o tre o quattro volte superiori. E questo ha frenato la richiesta di prestiti e mutui. Al punto che oggi le banche hanno una liquidità talmente importante e sostenuta che non sanno cosa farci, con quei soldi”.
Sembra quasi che oggi i soldi te li portano a casa.
“Il lavoratore bancario deve subire e rispondere alle politiche dei grandi istituti di crediti, per quanta professionalità possa metterci: il cliente non se la può prendere con il bancario, ma con la banca, che risponde alle direttive della Banca Centrale Europea”.
Questa crisi di governo come viene vista. Nel caso di nuove elezioni a ottobre, per il settore delle banche, legate a doppio filo con ciò che accade nel mondo, cosa faranno le banche?
“Intanto il settore bancario cerca stabilità, e quindi vede di buon occhio un governo che garantisca una stabile legislatura. L’altro aspetto fondamentale è che le banche in questi ultimi anni si sono rese autonome al contesto della società; perché hanno capito che non possono pretendere aiuti da parte dei governi, di qualsiasi colore siano. L’eterno duello tra la finanza e della politica
Un po’ perché la classe politica è molto debole. Un po’ perché le banche si sono rafforzate. Non vogliono una crisi, ma un governo stabile, per far fronte alla questione dello spread. L’ABI e Confindustria hanno chiesto di agire sul cuneo fiscale, ed è una unica richiesta molto ben chiara. Le banche fanno delle richieste, hanno delle idee chiare, però questa distanza tra la finanza e la politica in questi ultimi anni si è molto acuita perché la finanza ha preso un po’ il sopravvento, su una classe politica che, dal mio punto di vista, sul tema della finanza e dell’economia, appare debole”.