Nel 2018 il 49,5% delle vittime degli omicidi volontari commessi in Italia è stato ucciso all’interno della sfera familiare o affettiva (163 su 329 vittime di omicidio totali): la percentuale più alta mai registrata in Italia. Di queste, il 67% è costituito da donne (109 vittime) a fronte di 54 vittime di sesso maschile (33%).

L’ambito familiare arriva ormai a costituire il contesto omicidiario quasi esclusivo per le vittime femminili, visto che ben l’83,4% delle 130 donne uccise in Italia nel 2018 ha trovato la morte per mano di un familiare o di un partner/ex partner.

Questa è solo una sintesi del rapporto EURES che spiega i dati del Viminale secondo i quali le vittime in casa delle armi da fuoco sono in aumento rispetto alle vittime per mano della mafia. Giorgio Beretta dell’OPAL (Osservatorio Permanente Armi Leggere) è intervenuto a Un Giorno da Ascoltare per parlarne.

“Sono dati allarmanti in un contesto sostanzialmente positivo: in Italia abbiamo il tasso più basso di omicidi nel contesto europeo e questo vuol dire che stanno fortemente calando, non c’è a livello generale questa preoccupazione rispetto agli anni 90′. Il dato preoccupante è un altro: se vediamo un calo di omicidi per mano delle mafie ad esempio, vediamo calo meno drastico di omicidi effettuati in casa, in famiglia e anche tra vicini di casa. Nel 2018 vediamo questo dato: le armi legalmente detenute all’interno delle case degli italiani uccidono di più della mafia!

Le vittime nella maggior parte dei casi sono donne: il 40% circa degli omicidi fatti all’interno della famiglia sono eseguiti con armi legalmente detenute. Per gli omicidi familiari bisognerebbe limitare le armi nelle case e come si può fare? Riportando le licenze alla loro ragion d’essere: non può essere possibile che ci siano più licenze rispetto alle persone che poi praticano effettivamente sport che implicano l’utilizzo delle armi. La nostra proposta è quella di tenere in casa le armi per legittima difesa ma tenerle senza munizioni o con proiettili “finti” che servono solo a neutralizzare l’eventuale aggressore.