Nicoletta Nobile, organizzatrice del Freenippleday, è intervenuta ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano: “Il freenipplesday parte da questo dato: una volta che noi vi diciamo che non portare il reggiseno non è un problema, voi a che cosa vi appigliate? Ci sono dei codici che ancora vengono apposti sulla donna come strumenti di controllo, ma dobbiamo renderci conto che sono codici modificabili. Credo che il maschilismo appartenga alle donne perché sono state cresciute in un determinato modo. Siamo state molto attaccate per questa iniziativa. La cosa che mi rincuora è che l’odio social è una cosa che non prende te in quanto persona perché nessuno mi conosce tra quelli che mi attaccano, attaccano un totem”
Sul freenippleday in favore di Carola Rackete, criticata perché non portava il reggiseno
“Era tutto il week end che insieme a Giulia (la co-organizzatrice, ndr) discutevamo di vari argomenti ed eravamo sconcertate dal fatto che un giornale avesse fatto un titolo attaccando una ragazza perché non aveva il reggiseno –ha affermato Nobile-. Ancora una volta, oltre alla distrazione che viene operata nel dibattito politico, si strumentalizza la vergogna del corpo femminile, che è uno strumento di controllo e di repressione. Il reggiseno è un’abitudine, un costume, non è una legge, quindi è una cosa che si può modificare. Il freenipplesday parte da questo dato: una volta che noi vi diciamo che non portare il reggiseno non è un problema, voi a che cosa vi appigliate? E poi ci siamo accorte che in realtà è un problema perché le persone che hanno definito questa cosa un’indecenza e una vergogna è il segnale che ci sono dei codici che ancora vengono apposti sulla donna come strumenti di controllo, ma dobbiamo renderci conto che sono codici modificabili. Anche le donne hanno criticato l’iniziativa? Purtroppo facciamo parte di un sistema, di una cultura che di base è maschilista. Basti guardare al linguaggio, alla produzione filmica. Credo che il maschilismo appartenga alle donne perché sono state cresciute in un determinato modo. Sono state cresciute a mettere il pezzo di sopra anche quando non avevano il seno quindi è normale che loro la percepiscano come una vergogna. Io sono specializzata in teatro, il cinema non lo conosco bene, ma da spettatrice credo che a livello di scrittura di film e di fiction ci siano dei piccoli dati che continuano a relegare la donna ad un determinato ruolo, che sia quello di madre, di angelo salvatore. Noi stiamo raggiungendo un’emancipazione giorno per giorno, ci vuole tempo”.
Riguardo gli attacchi sui social
“Siamo state molto attaccate per questa iniziativa. La cosa che mi rincuora è che l’odio social è una cosa che non prende te in quanto persona perché nessuno mi conosce tra quelli che mi attaccano, attaccano un totem. Io mi sono detta: ci rendiamo conto che due ragazze che hanno dato vita a un’iniziativa che mira a far riflettere sul costume, debbano avere paura di fare questo per paura dell’odio mediatico? Non bisogna farsi condizionare”.