Federica Pellegrini, campionessa d’oro per l’ottava volta, afferra la medaglia vittoriosa e commossa: quante emozioni, prima e dopo la gara. Quali fattori incidono sulla buona riuscita delle performance sportive?
Solo il 35% degli atleti ottiene il massimo dalle performance sportive
Ne abbiamo parlato a Tutto in Famiglia, su Radio Cusano Campus, con Gabriele Ghirardello psicologo dello sport. “Stiamo parlando di una fuoriclasse, che ha affermato me la faccio sotto come una volta: è la motivazione che dà significato alla sua carriera – ha osservato il dottor Ghirardello – solo il 35% degli atleti, secondo alcuni studi, riesce ad ottenere il massimo dalle performance da un punto di vista psicologico, in eventi importanti. Federica Pellegrini riesce a prepararsi benissimo per grandi eventi.”
Talento, perseveranza, motivazione, ambiente – famiglia
Federica Pellegrini, primatista mondiale in carica dei 200 m, è la più grande nuotatrice italiana in circolazione. “Se vogliamo tracciare il profilo del grande atleta abbiamo il talento, la perseveranza, la motivazione, la caparbietà: sono gli aspetti che permettono all’atleta di arrivare ad un certo risultato – ha sottolineato lo psicologo dello sport Gabriele Ghirardello – l’allenamento di personalità simili è mirato, si lavora per risultato, cioè arrivare al podio, è quello che conta.”
Atleti e atlete
Le differenze di genere da un punto di vista della preparazione mentale non sono particolarmente rilevanti. “Ho seguito atlete e atleti, l’essere tignosi su molte cose porta a risultati importanti – ha osservato il dottor Ghirardello – l’unica differenza nelle donne è che in età evolutiva evolvono due anni prima, rispetto agli uomini.”
La Pellegrini, rispetto ad altri, ha avuto la capacità e la bravura di “riorganizzare la sua vita dopo eventi traumatici riuscendo a ricostruirsi, ha sofferto di bulimia e ha fronteggiato altre problematiche – si è congedato così l’autore de La puzza dei piedi, Reverdito Editore, Gabriele Ghirardello – questo suo atteggiamento, in termini tecnici, si chiama resilienza.”