Maestra di Vicenza invia SMS all’allievo di dieci anni “erotizzando le conversazioni. Sapessi quanto ti spupazzerei su tutto il mio corpo. Amore mio voglio toccarti. Questi i termini con cui si esprimeva la professoressa. Il caso ci ricorda che è importante evitare di dare gli smartphone ai bambini. Dieci anni sono troppo pochi per avere il telefono personale – ha osservato Stefano Greco, psicologo – la maestra sapendo che il bambino aveva un suo telefono privato ha avuto una leva in più per arrivare all’obiettivo. I genitori, invece, devono sempre filtrare i messaggi che i figli ricevono.”

Comportamenti antisociali da figure importanti

L’episodio ci fa riflettere sulla diffusione di “comportamenti antisociali da parte di figure che dovrebbero proteggere i ragazzi, farsi carico, tutelarli. L’insegnante è una figura delicatissima per gli studenti – ha osservato Greco, a Tutto in Famiglia, su Radio Cusano Campus – dopo la famiglia c’è la scuola, queste sono figure che non possono mettere in atto comportamenti devastanti.”

Il consumismo relazionale

Perché si verificano episodi simili, si saranno chiesti i più? Si tratta di un momento di debolezza “Approcciamo alle persone come agli oggetti, si parla di consumismo relazionale. Un ruolo di rilievo, però, lo hanno i dirigenti scolastici. Dovrebbero avere più coraggio e capacità a captare le stranezze nei docenti – si è congedato l’esperto – i contesti scolastici richiedono competenze, capacità, specifiche. Serve più coraggio nell’affrontare certe situazioni e successivamente gestirle: la scuola e la famiglia devono essere realtà collaborative. La collaborazione, l’ascolto, il parlarsi senza pregiudizi e senza sentirsi arroccato nel proprio ruolo è un modo per rispettare i ruoli, evitare di contrastarsi carichi di emotività. Con l’emotività non si va da nessuna parte, è necessario trasformare l’impulso emotivo e convogliarlo verso un obiettivo formativo, educativo. Il bambino non doveva avere lo smartphone, l’insegnante pedofila non doveva e non può definirsi un’insegnante.”

 

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