Regionalizzazione: il No della scuola è trasversale. Dal M5S e fino alle sigle sindacali, nessuno sembra digerire la proposta della Lega.
Il mondo della scuola dice chiaramente no al progetto di regionalizzazione tutt’ora in discussione in Parlamento. Dopo le parole inequivocabili della Senatrice del M5S Bianca Laura Granato, che invita addirittura ad una mobilitazione seria, dopo i concetti espressi dalla collega deputata Lucia Azzolina, ecco le dichiarazioni del presidente della Commissione Cultura alla Camera, sempre in quota 5Stelle, Luigi Gallo. In riferimento ai dati allarmanti emersi dalle Prove Invalsi, Gallo ha dichiarato:
“Le valutazioni da sole non bastano se non si attiva un processo di miglioramento. Da 20 anni si mappano i guasti, senza però lavorare alle soluzioni. È necessario – ha continuato – investire più risorse per sviluppare dei processi di miglioramento, per esempio rafforzando l’azione di Istituti di ricerca come Indire a cui va dato un ruolo cardine nella formazione e nella promozione concreta di processi di miglioramento della scuola”.
“Entro luglio – ha dichiarato il parlamentare pentastellato – presenteremo in Commissione Cultura una nostra risoluzione di indirizzo su questo tema: fulcro del nostro documento sarà anche eliminare l’obbligatorietà delle prove Invalsi e lasciare alla singola scuola la libertà di svolgerle”.
Il collegamento tra i risultati delle prove e il progetto di regionalizzazione è evidente: nell’attuale situazione di pericoloso divario tra Nord e Sud del Paese, soprattutto in relazione alle competenze matematiche e alla comprensione di un testo scritto, una ulteriore diversificazione che andrebbe a toccare non solo la didattica ma anche la logistica dell’istituzione scuola, non potrebbe generare altro se non ulteriore distanza da Regione a Regione.
A rincarare la dose, il portavoce nazionale dei Cobas, Piero Bernocchi:
“Le bozze dell’Intesa sull’Autonomia differenziata sono emerse dall’occultamento in cui sono state tenute per mesi e pubblicate on line su un sito che si occupa di questioni inerenti scuola e università (Roars.it). Il drastico giudizio che avevamo già espresso su questo disegno di riforma istituzionale non può che essere confermato dopo la lettura delle bozze in questione. La frantumazione del paese che emerge dai testi è totale: il Veneto chiede 23 deleghe (cioè tutte quelle previste dal Titolo V della Costituzione), la Lombardia 20 e l’Emilia Romagna 16 (solita posizione PD: regionalizziamo anche noi ma…un po’ di meno!). Scuola, Sanità, Ricerca, Beni culturali, Ambiente, Infrastrutture, ecc passano alle Regioni con gestione diretta anche degli addetti (parziale eccezione appunto dell’Emilia per il personale scolastico). Il progetto fa saltare definitivamente ogni principio di solidarietà nazionale, peraltro mai compiutamente attuato, realizzando ciò che è stata definita “secessione dei ricchi”.