Secondo la Coldiretti quasi 8 pesci su 10 consumati in Italia sono stranieri. Ad inizio aprile il ‘Fish Dependence Day’, data che identifica simbolicamente la fine di pesce, molluschi e crostacei da approvvigionamento interno e l’inizio delle importazioni e della dipendenza dal pesce estero, fino a fine anno.
Senza l’etichetta, è facile spacciare per italiani pesci provenienti dall’estero meno controllati
Secondo la Coldiretti la mancanza dell’obbligo dell’indicazione di origine sui piatti consumati al ristorante consente di spacciare per nostrani prodotti provenienti dall’estero. Sono prodotti che hanno meno garanzie rispetto al pesce italiano. Un rischio confermato dai dati del Rassf, il sistema europeo di allerta rapido. Su un totale di 399 allarmi alimentari segnalati nel 2018 nel nostro Paese, ben 154 casi hanno riguardato il pesce (101) e i molluschi bivalvi (53), ovvero circa il 40% del totale secondo un’analisi Coldiretti.
Secondo la Coldiretti, il pesce proveniente dalla Spagna ha una presenza eccessiva di metalli pesanti come il mercurio o contaminato con il parassita Anisakis. Anche il pesce importato dalla Francia si è dimostrato poco sicuro. Sono 39 i casi, di cui ben 26 riguardanti la presenza del batterio Norovirus nelle ostriche, ma anche dell’Anisakis nei crostaci. Ma sono molti anche i pericoli in agguato sul pesce che arriva in Italia da tutti i continenti. Ad esempio, in quello tunisino sono stati rilevati elevati contenuti di istamina, causa di intossicazioni alimentari.
Va esteso l’obbligo dell’indicazione di origine anche ai menu dei ristoranti
“Per non cadere in inganni pericolosi per la salute occorre garantire la trasparenza dell’informazione ai consumatori dal mare alla tavola. Va esteso l’obbligo dell’indicazione di origine anche ai menu dei ristoranti con una vera e propria ‘carta del pesce”. Così ha dichiarato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini. Le provenienze da preferire sono quelle dalle Gsa 9 (Mar Ligure e Tirreno), 10 (Tirreno centro meridionale), 11 (mari di Sardegna), 16 (coste meridionali della Sicilia), 17 (Adriatico settentrionale), 18 (Adriatico meridionale), 19 (Jonio occidentale), oltre che dalle attigue 7 (Golfo del Leon), 8 (Corsica) e 15 (Malta). Per quanto riguarda il pesce congelato c’è l’obbligo di indicare la data di congelamento e nel caso di prodotti ittici congelati prima della vendita e successivamente venduti decongelati, la denominazione dell’alimento è accompagnata dalla designazione “decongelato”.
fonte DIRE