31 bambini protagonisti attivi all’Unicusano, dove è stato allestito un percorso psicomotorio qualche giorno fa. Un campione dai 3 ai 6 anni di età per analizzare la relazione tra complessità motoria e capacità cognitive.
Didattica destrutturata ed esperienza corporea. Questo il connubio del percorso psicomotorio allestito all’interno del Campus universitario. Una giornata che ha visto ben 31 bambini (di oltre 800 partecipanti al progetto L.A.T.E. del Laboratorio HERACLE) protagonisti di ricerca al fine di analizzare la relazione tra complessità motoria e capacità cognitive.
Il progetto L.A.T.E., per il terzo anno consecutivo, è stato selezionato tra i lavori presenti all’EECERA (Early Childhood Education Research Conference) che quest’anno si terrà a Salonicco. Una grande soddisfazione per l’Ateneo, intitolato all’umanista Niccolò Cusano. Un progetto di Ricerca che nasce da studi congiunti in didattica, pedagogia speciale e psicologia dello sviluppo. Lo scopo è preparare i bambini all’entrata nella scuola primaria in modo naturale e ludico. Scopriamo come si è svolta la giornata.
Piccoli bimbi crescono con L.A.T.E.
I bambini hanno raggiunto il Campus Unicusano verso le ore 9.30. Dopo una breve presentazione delle attività e suddivisione in gruppi di 6, i giovanissimi si sono cimentati in prove di abilità motorie e problem solving, e subito dopo sono stati sottoposti a test di natura cognitiva. I test puntavano a misurare memoria e linguaggio.
Non solo test, giochi e prove. Convivialità e divertimento, soprattutto. I bambini sono stati ospiti per il pranzo nella nuova mensa universitaria.
“L’intento di questa giornata sta nel dimostrare che il movimento non influenza i processi cognitivi solo quando supera la soglia aerobica, ma anche quando si aumenta la complessità motoria di gesti attraverso la realizzazione di attività motorie mirate.” – ha dichiarato il prof. Francesco Peluso Cassese, direttore di HERACLE Lab.
In questi anni, attraverso il progetto L.A.T.E., è stato dimostrato che i bambini che hanno goduto di interventi destrutturati sono in grado di migliorare le loro capacità mnemoniche e le loro abilità di linguaggio. Anche la regolazione delle emozioni e i processi mentali correlati all’attenzione potrebbero essere migliorati da una didattica di questo tipo. I ricercatori della Cusano stanno cercando di raccogliere dati statisticamente significativi per dimostrare queste ipotesi e per dare ulteriore conferma che un’innovazione nella didattica potrebbe rendere i giovani alunni più performanti.
***Articolo a cura di Michela Crisci***