Continua la situazione critica in Sudan. Il dialogo tra esercito e cittadini è ancora in stallo. La giunta militare di transizione ieri si è detta pronta a riprendere i negoziati con l’alleanza delle forze di opposizione. Ad oggi, nessuna delle istanze provenienti dal basso è stata accolta. Dopo la strage di civili che i militari hanno compiuto a Khartoum il 3 giugno scorso, l’Alleanza per la democrazia e la libertà ha infatti interrotto ogni dialogo.

I militari hanno chiuso internet per evitare la diffusione di notizie false attraverso la rete

Alla richiesta del movimento popolare di riattivare internet, i militari hanno risposto che la chiusura delle rete sarebbe dovuta ad evitare la circolazione di notizie false. I leader della giunta hanno anche rifiutato la richiesta di una inchiesta internazionale sui fatti del 3 giugno. Fatti in cui, secondo fonti mediche locali, 118 civili hanno perso la vita. Infine, i soldati delle Forze di supporto rapido (Rsf), indicate dai testimoni come i responsabili di violenze ed eccidi contro i civili, non lasceranno le strade.

Secondo la giunta, “la sicurezza della capitale viene prima di tutto”. Da più parti, però, i civili accusano le Rsf – meglio note come ‘janjaweed’ – di essere da sempre il braccio repressivo del regime. Nonostante la giunta abbia respinto tutte queste richieste, per i militari “le condizioni minime per riavviare i negoziati ci sono tutte”.

Ieri si è rivelato inutile anche il tentativo di mediazione dell’inviato per l’Africa degli Stati Uniti, Tibor Nagy. Nagy ha incontrato i vertici della giunta facendosi portavoce delle stesse istanze del movimento popolare. “Gli Stati Uniti sono un grande Paese che ci ha dato dei consigli”, il solo commento del portavoce della giunta, il generale Chamseddine Kabbachi.

Intanto, nonostante il blocco alla rete, l’Associazione dei professionisti sudanesi – organizzazione leader del movimento per la democrazia – ha diffuso foto che mostrano altre iniziative di protesta ancora ieri, nella capitale. Ad aprile, l’esercito ha deposto il presidente Omar Al-Bashir, al potere dal 1989, dopo mesi di forti ma pacifiche proteste popolari volte a chiedere libere elezioni e riforme democratiche.
I vertici delle forze armate hanno quindi istituito una giunta militare di transizione. Così facendo, l’esercito ha ignorato una richiesta del movimento popolare di includere anche dei civili nel processo di transizione.

                                                                                                                                                                  fonte DIRE