“Federica Angeli a tutto campo, parla a Radio Cusano Campus, e ci riporta a fare una cosa seria. Riflettere
«Ci siamo addormentati su questa realtà capovolta, che per noi è diventata la normalità.
Questa accettazione di una realtà capovolta ha portato le nostre coscienze ad addormentarsi, e a rassegnarsi
Come diceva Falcone: “La Mafia è un fenomeno umano, e come tale ha un inizio e una fine”
Ecco, io sono voluta andare a vedere la fine. E non sono invincibili!»
Federica Angeli è intervenuta nella trasmissione domenicale di Radio Cusano Campus dedicata al Calcio dilettantistico laziale, dopo aver partecipato, nella “sua” Ostia, all’inaugurazione della Palestra della Legalità, messa in opera dall’IPAB Asilo Savoia proprio in una struttura di Via dell’Idroscalo confiscata a un clan criminale locale.
Quali sono le prime sensazioni, di questa prima sortita cinematografica?
“Sono molto emozionata perché non è facile, rivedersi su un grande schermo, e devo dire che Claudia Gerini è riuscita perfettamente a entrare nel personaggio, se così si può dire. E quindi rivedermi allo specchio è stato un po’ tirare fuori tutte quelle emozioni, i pianti, la rabbia, che magari soffochi, quando ti trovi dentro a una battaglia grande come quella che abbiamo fatto. E non è casuale, l’uso del plurale perché secondo me non è un film, e questo non lo volevo, che esaltasse la figura mia come eroe, no! Esalta la normalità, e grazie a questa il NOI si è creato, quindi i cittadini di Ostia hanno rialzato la testa“.
Questo è successo per un preciso motivo. Lo spiega: “Un muro di affetto attorno, e quello che sto leggendo sui social, i commenti dei miei amici virtuali, Follower fa troppo VIP, devo dire che mi rende contenta. Perché tutti si emozionano di fronte a quello che magari non sospettavano, pur seguendomi da anni. Ma che Claudia è riuscita veramente a tirare fuori”.
Possibile che la gente che abita a Ostia, che la mattina si alza alle 5, alle 6, non si rendesse conto, di tutto ciò? Che questo territorio è in mano, ai farabutti, alle associazioni a delinquere?
E’ diretta, la collega del quotidiano La Repubblica: “Secondo me non è che non si accorgessero, te lo dico anche da cittadina di Ostia. A un certo punto noi ci siamo addormentati su questa realtà capovolta, che per noi è diventata la normalità, paradossalmente. Per cui assistere a un taglieggiamento, o entrare al mare, se non pagando il biglietto, per noi erano quelle, le regole. Quindi trovavamo strano, e lo dico io che ho mia madre che è di Rimini, e ho trovato strano, lì, non pagare il biglietto. Quello, era lo strano. Questa accettazione di una realtà capovolta ha portato le nostre coscienze ad addormentarsi, e a rassegnarsi“.
Le cose sarebbero cambiate, in maniera brusca: “Poi ha prevalso in me, più che la cittadina, la cronista. Mi sono accorto che c’era stata una trasformazione: non erano più 4 rubagalline che facevano i gangster, i forti in giro. Era qualcosa di più, c’era una struttura, che era mafia. E lì, è iniziato tutto. Non ho più smesso”.
Vorremo leggere qualche Twitter, di Federica Angeli, di recente scrittura: “A mano disarmata: la mia straordinaria normalità in un film. La mia Ostia ha reagito così, ha riempito la sala, per la prima di “A mano disarmata”. Il titolare di Cineland: non era previsto, per sua iniziale perplessità. Ma siccome mi ha pregato lui, di farlo, stasera passerò ad abbracciarvi uno a uno. Poi Giornalisti sotto scorta: Il paradosso è che la libertà la perdiamo noi, non chi ci minaccia. E poi hai aggiunto, un po’ l’hanno persa anche gli Spada.
“Sì, con il 41bis”, dice la giornalista. Che aggiunge “Ero molto incuriosita e impaurita, per come poteva reagire la mia Ostia. Non è un film chiuso nei suoi confini geografici: se lo vanno a vedere a Milano e Brescia, comunque ti tocca. Vedere come reagiva Ostia, raccontata non come una Suburra, ma nel suo riscatto, era una scelta: di comprare un biglietto, guardarsi allo specchio, non di guardare Federica Angeli, ma guardare anche loro, come hanno reagito. I primi anni sono stati comunque diffidenti, sul chi vive, rispetto a me perché ero io, la cattiva, per aver messo la nomea a Ostia”.
Il risultato di queste ore è di grande rilievo: “Però mi hanno sorpreso in positivo: tuttora a Ostia sta andando molto bene. Tanto che il titolare di Cineland, che è finito moltissime volte, in questi anni, ha dovuto cedere, alla richiesta del pubblico, aprendo una sala. Sono piccole vittorie che per me, però, sono enormi, non so se riuscite a cogliere il significato. Ostia che va a vedere questo film!”.
Ne abbiamo parlato anche in occasione della presentazione della Palestra della Legalità. E’ stata tolta la sede del Tribunale di Ostia: ma possibile che lo Stato sia così ingenuo? Che brutto segnale è, dal tuo punto di osservazione? Perché far mancare una sede non può essere giustificato con un fattore di bilancio laddove prolifera la delinquenza organizzata…
La Angeli è schietta, una volta di più, e la sua analisi risulta interessante: “Purtroppo contrasto con la risposta che potevi aspettarti. Visto come andava, quel tribunale, con alcuni personaggi risucchiati dalle logiche di Ostia, ti dico che l’accentramento a Roma non è stata una cattiva idea”. Ne spiega i motivi: “Purtroppo vieni risucchiato nelle sabbie mobili, quando vieni qui. O adesso forse Ostia è matura, per avere di nuovo il suo Tribunale, e avere chi lo popola che mostra la schiena dritta, che non si piega di fronte a logiche; fatto anni fa, (qualcuno) era un po’ risucchiato. Ora invece, i tempi sono maturi”.
Sarebbe anche un importante segnale, da parte dello Stato, visto che il giorno in cui ci siamo incontrati erano presenti uomini e donne meravigliosi, delle Forze dell’Ordine, che mettono del loro, orari del proprio privato, con stipendi che, detto tra noi, andrebbero aumentati, visto che loro rischiano in prima persona. C’erano anche rappresentanti del Tribunale (di Roma); bisogna sempre tenere la guardia alta. Perché, purtroppo, come diceva qualche illustre magistrato, qualche decennio fa, non è più la mafia della lupara, ma i cui esponenti si sono organizzati in giacca e cravatta, hanno i colletti bianchi, soprattutto a livello economico e finanziario, hanno gente specializzatissima, se non addirittura sul piano tecnologico”.
“Certo – dice la Angeli -, sono difficili da riconoscere. Perché mentre iconograficamente uno Spada, uno di un clan, lo riconosci, dal modo di atteggiarsi, abbigliarsi, di porsi per strada, ci sono al contrario persone insospettabili. Mi viene in mente il dirigente del Commissariato di Ostia che è stato arrestato per corruzione perché faceva la spia ai clan sui blitz e le retate che lui stesso faceva nelle loro Sale Scommesse. Per questo ti dico le sabbie mobili, il Tribunale. Ostia è popolata di persone che magari arrivavano con tutte le buone intenzioni, grande onestà poi non sono stati in grado di fronteggiare il ruolo in un territorio del genere”.
O forse non hanno ricordato quali fossero i buoni e i cattivi!
“Bravissimo. In questa sovrapposizione è difficilmente riconoscibile. Tu vedi comunque un imprenditore balneare che ti offre dei servizi, dove la spiaggia è bellissima; poi magari ha aperto quello stabilimento con i soldi riciclati della Banda della Magliana. Però devi andare a scavare, per capirlo, è un imprenditore con cui ti confronti, sennò sposi le sue ragioni. Invece gratta gratta capisci chi è. Ecco, questo gratta gratta non è stato fatto, ci si è accontentati dell’apparenza, negli anni”.
Diciamo che anche riconoscere le persone che svolgono attività poco lusinghiere, non è semplice. Come accade nella “mia” Ladispoli, dove prolifera il prestare soldi a strozzo, e non è una cosa che io abbia sentito al bar. Succede a Ladispoli perché come Aprilia, come Anzio, come Latina, è diventato un territorio che fa gola alla criminalità organizzata. Visto che ci fu una retata qualche tempo fa alle 4.30 di notte, con gli elicotteri, dico anche, tuttavia, che qualche seria televisiva distrae un po’ la massa, dal riconoscere quelli che campano discutibilmente da chi si alza alle 5 del mattino per andare a lavorare coi mezzi.
Da questo punto di vista il film “A mano disarmata” ti costringe a guardare le cose per come sono. Non esaltando i cattivi, non mostra l’eroismo come in determinate serie; ma anzi è una scelta, andare a vedere questo film”.
Scavando la differenza, mi stai dicendo? Riesce, questo film, a scavare un solco tra …… e ………?
“Decisamente. Sì. E’ un film che ti fa capire anche il ruolo del cittadino nel non aver preso posizione. Ti mette un po’ a confronto con la tua coscienza, ecco, da spettatore, da concittadino. Ma anche a Brescia, anche nel profondo Sud. Tu guardi questo film e dici “Porca miseria! Ma veramente noi lasciamo da sole persone così? Non dico di denunciare la mafia ma almeno di sostenere, chi lo fa. Eppure nel film ti viene proprio sbattuto in faccia, questo aver chiuso gli occhi, e aver lasciato in solitudine chi invece ti metteva di fronte all’evidenza, alla verità. A Ostia come a Ladispoli”.
Ci stai abituando a tornare a riflettere. Forse è la tua più grande vittoria…
“Sì, veramente. Tante volte parlando con le persone dici: “Ma perché vincere questa battaglia che cos’è? Vederli condannati a quanti anni?” Non è vederli condannati. Certo è auspicabile, non vederli assolti”.
Federica Angeli va dritta al sodo della questione: “Però la mia vera vittoria è quella di vedere le persone che riflettono, che alzano la testa, e capiscono che è possibile. Come diceva Falcone: “La Mafia è un fenomeno umano, e come tale ha un inizio e una fine”. Ecco, io sono voluta andare a vedere la fine. E non sono invincibili! Se le persone ne prendono consapevolezza, davvero le cose possono cambiare”.
Sui profondi concetti appena espressi la cronista che vive controllata afferma, convinta: “Non è retorica, io l’ho vissuto sulla mia pelle. Ecco perché invito le persone ad andare a vedere “A mano disarmata”. Perché si alzano con quel briciolo di fiducia, secondo me, e dicono: “Se ce l’ha fatta una donna normalissima, madre di tre bambini, con un marito, con tutti i drammi, e le paure che si vivono, a sapere di essere sotto tiro della mafia, se ce l’ha fatta lei, ma perché io non posso farcela? Poi la riflessione porta al risveglio delle coscienze. Questo è veramente lottare contro la mafia”.
Questa Mamma oggi come vive, sotto scorta? Diciamolo a chi è in ascolto. Ti abitui, alla paura?
“No, non ci si abitua alla paura né alla privazione della libertà. Oramai sono 6 anni, che sono senza la mia libertà, e non è una cosa a cui ci si abitua. Vivo costantemente con i Carabinieri al mio fianco. Riesci a superarla solo se vedi che veramente intorno a te si smuove qualcosa; ecco, perché il NOI è fondamentale. Per questo invito le persone a capire bene il significato del film, del libro, della lotta, se non vogliono andare al cinema. Per rendervi consapevoli che la nostra non è una vita di privilegiati. Si vive con tante paure, per i tuoi figli, però è proprio nel loro nome che si supera, si convive con questa privazione di libertà. Lo subisco io ma spero che loro possano non subirlo, ed essere liberi di volare alto, i miei figli, come tutti i cittadini che credono in questi valori”.
Essendo intervenuta Federica Angeli in una trasmissione sportiva dedicata alle dirette di Calcio regionale, conclude con un sorriso e un moto di incoraggiamento: “Evviva il Calcio, Evviva lo Sport, Evviva voi!”.
La battaglia per riportare le regole che ci sono state insegnate dentro casa, nei posti di cultura, durante gli scorsi decenni, prosegue. Con un solo risultato ipotizzabile.